Lettera di presentazione a tutti i fedeli della parrocchia di San Benedetto del nuovo parroco don Vincenzo Sarracino, all’inizio del suo mandato pastorale.

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Carissimi fedeli parrocchiani della parrocchia di San Benedetto mi presento: mi chiamo don Vincenzo Sarracino, sono nativo di Milano e dal 2007 sono sacerdote della Diocesi di Roma ordinato dal papa emerito Benedetto XVI e dal 1° settembre, dell’anno in corso, sono il vostro nuovo parroco.

Provengo dalla parrocchia di Santa Maria delle Grazie a Casal Boccone presso la quale per cinque anni ho esercitato il mio ministero sacerdotale come vice-parroco. Sostituisco e ringrazio di cuore il mio confratello don Fabio Bartoli, il parroco uscente, per il suo ministero pastorale svolto presso questa porzione della Chiesa di Roma che è la parrocchia di san Benedetto, come sapete è stato nominato cappellano ospedaliero presso l’Ospedale San Filippo Neri in Roma.

Premetto che intendo esercitare il mio ministero nel pieno rispetto del lavoro pastorale svolto dai parroci miei predecessori e nel pieno rispetto della storia di questa parrocchia, che mi appresto a conoscere, guidare e a servire, con l’aiuto e la Grazia del Signore.

La Chiesa è l’insieme dei convocati dal Signore per rendere presente la sua azione di salvezza. Noi non dobbiamo inventare niente, la struttura fondamentale della Chiesa già c’è, basta leggere gli Atti degli Apostoli:

Un’icona

“Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati”. (At 2,42-47)

In questo brano degli Atti, abbiamo la descrizione della comunità cristiana strutturata sull’insegnamento degli apostoli, sulla comunione, sullo spezzare il pane e le preghiere. Se la comunità cristiana fa questo, allora il Signore aggiunge ogni giorno quelli che sono salvati, cioè nuovi membri. Non è la comunità che auto aggiunge a se stessa nuovi membri, la Chiesa non può convertire nessuno, può rendere solo testimonianza e nel momento in cui vive ciò che è, il Signore, Lui solo, aggiunge ogni giorno quelli che si salvano.

La tradizione catechetica della Chiesa ha tradotto questi passaggi con la triade: Parola-catechesi e insegnamento; Liturgia-Eucaristia-Sacramenti; Carità-comunione-testimonianza. Per essere comunità cristiana, occorre che tutti e tre questi momenti siano vissuti insieme, non uno senza l’altro.

La gente che viene in parrocchia, che in diversi modi e che per i diversi motivi la frequenta, deve sentirsi accolta, come a casa, tutti devono trovare nella parrocchia una porta aperta nei momenti difficili o gioiosi della vita. L’accoglienza, cordiale è la condizione previa di ogni evangelizzazione. Qui troviamo i compagni di viaggio più diversi: il bambino, l’anziano, l’adulto, il malato, la persona colta e quella semplice, una Chiesa quindi che è per tutti, a portata di mano di tutti, a disposizione di tutti.

Dobbiamo ripartire dalla “via del cuore” che è la via di una pastorale che assume come criterio primo quello del sapersi mettere in gioco come persone in una relazione di accoglienza, di affetto, di vicinanza, di simpatia di (detto con una parola cristiana, la più grande che esiste) misericordia perché questo è il tratto del cuore di Dio che tutti noi siamo chiamati ad avere.

Dobbiamo saper valorizzare i laici non solo come collaboratori o come operatori dentro la comunità parrocchiale, ma come persone che portano una vocazione e che possono contribuire alla parrocchia missionaria se sono maturi nella loro vocazione, se sono richiesti e messi in grado di spendere la maturità della loro vocazione che è la vocazione di essere di Dio dentro le condizioni ordinarie della vita del mondo: nella famiglia, nel lavoro, nella politica, nella cultura, nella scuola.

Dobbiamo valorizzare il tesoro della nostra parrocchia, che è la fede di tutti i credenti, anche di quelli che non hanno neanche un minuto da dare alle iniziative della nostra parrocchia perché magari hanno una famiglia impegnativa, una professione che li impegna tantissimo.

Dobbiamo percorrere insieme la via delle relazioni è una via un po’ meno approssimativa della via del cuore e ci dice che una comunità parrocchiale è una comunità dove le persone sono importanti e che si prende cura, quindi, con delicatezza, con umanità, con fantasia, dei rapporti tra le persone (quelle che stanno in comunità, ma anche quelle che girano intorno, le famiglie con cui si viene a contatto, le persone anziane sole, i malati).

Abbiamo bisogno anche di preti che siano testimoni di maturità umana e di profonda spiritualità, capaci di relazione e di un rapporto adulto con se stessi e con gli altri confratelli e questa è purtroppo una grave carenza all’interno del presbiterio che ha non poche ricadute negative sulla vita di una comunità parrocchiale.

Il parroco e i presbiteri suoi collaboratori, non sono “i padroni assoluti” della comunità parrocchiale ma servitori, essi devono diventare sempre di più “uomini di relazione”, uomini di Dio che sanno collegare i frazionamenti, che aiutino a superare la settorialità, uomini capaci di condurre a sintesi tutte le virtualità umane e cristiane che trovano nel loro campo d’azione, che sanno essere attenti lettori degli uomini e delle loro situazioni, uomini che sanno leggere, ma anche formare, i carismi che lo Spirito distribuisce liberamente e che sanno ricondurli ad unità, uomini di comunione, uomini consacrati per essere il segno sacramentale della Parola di Dio incarnata.

Capitoli impegnativi ed esigenti ma necessari da mettere a tema se vogliamo iniziare un autentico rinnovamento della vita pastorale della nostra parrocchia.

Roma 1° settembre 2017

Don Vincenzo Sarracino

parroco

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