Omelia 14 gennaio p. Marek Vaňuš SVD
Triduo di preparazione Festa di Sant’Arnoldo Janssen – 2022
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Gv 1,1-18 Radicato e perseverante
Quando il Signore della vita chiamò P. Arnoldo Janssen il 15 gennaio 1909, all’età di 72 anni (incompiuti), lasciava dietro di sé congregazione dei verbiti, fondata nel 1875, che in quel momento contava sei case principali e 1.326 membri (di cui 1 vescovo, 429 sacerdoti, 588fratelli, 187 scolastici, 121 novizi); poi altre 450 suore missionarie e 36 di clausura e più di1.000 studenti. Durante la sua vita, P. Arnoldo inviò in tutto il mondo 818missionari: 330 sacerdoti, 187 fratelli e 301 sorelle… Numeri che fanno impressione. Eppure, era un uomo, possiamo dire, senza un carisma “eccezionale”. Come ha potuto portare tale frutto?
Mi viene in mente l’immagine di un albero, ben radicato, che con perseveranza porta frutto. Anche nell’albero della vita di San Arnoldo è riconoscibile un radicamento profondo nella preghiera e una perseveranza solida nella fiducia. Sono i due aspetti di cui vorrei parlare brevemente, poiché attuali pure per i nostri tempi.
Non era raro trovare Arnoldo nella chiesa tardi nella notte immerso nella preghiera di fronte al tabernacolo, e addirittura esteso per terra. Lì, nel dialogo con Dio, cercava le soluzioni per i problemi complessi e aggrovigliati. Le difficoltà, infatti, rafforzano le radici.
L’abitudine della preghiera ha imparato da piccolo. I suoi genitori riunivano tutta la famiglia per la preghiera della sera, in particolare d’inverno quando le sere erano più lunghe. Ha cresciuto con il ritmo della preghiera, e come adolescente componeva già le proprie preghiere. Tra l’altro ha introdotto nella comunità da lui fondata la pratica della cosiddetta preghiera del quarto d’ora [una breve serie di invocazioni della SS. Trinità che si recitavano ogni 15 minuti]. La sua intenzione era che i confratelli rimangano costantemente nella connessione con Dio; così nei primi anni, qualsiasi cosa facevano i frati, quando l’orologio segnalava un quarto d’ora, lasciavano per un momento il lavoro per recitare la preghiera. Una tale preghiera ripetuta nel ritmo della giornata era come raccogliere le gocce della grazia divina. Come le radici cercano nel suolo l’acqua, pur di poca, per nutrire con essa tutto l’albero, così indicava Arnoldo ai suoi collaboratori.
Tuttavia, vale a ricordare che per lui, la preghiera assidua non era lo spazio per insistere su ciò che Dio doveva fare per lui, bensì per discernere quale sia la volontà di Dio per la sua vita. Diceva: “Facciamo dalla preghiera un dialogo cordiale e caloroso con buon Dio e affidiamoci a lui pieni di gratitudine, amore e sacrificio”. Le sue radici nella preghiera assorbivano le gocce della grazia che gli fornivano la forza di crescere.
Una volta Arnoldo riconobbe una cosa come la volontà di Dio per la sua vita, lo perseguì con tenacia e perseveranza. Per esempio nella questione della fondazione della prima casa per i missionari [all’inizio non pensava ancora a fondare un istituto religioso, bensì una casa per i missionari di lingua tedesca] cercava assiduamente il sostegno dei vescovi, visitandoli uno per uno. Si dice che dopo aver partito da un vescovo, l’assistente del vescovo ha fatto il seguente commento a suo riguardo: “Quel uomo è un pazzo o un santo”. Arnoldo era conosciuto di essere perseverante nel andare avanti malgrado le avversità. Se faccio di nuovo il riferimento agli alberi, sappiamo, che gli esemplari i quali devono lottare contro i disagi del tempo, del clima o del ambiente, diventano abitualmente più forti e resistenti.
Ciò che gli aiutava non arrendersi di fronte alle difficoltà, era la fiducia che Dio non lo avrebbe abbandonato. La sua fiducia nella provvidenza era visibile in particolare quando iniziava a costruire le nuove case dove – dopo di tempo di discernimento e di studio delle possibilità – era convinto che Dio lo chiama. Per esempio, è arrivato in Austria per fondare la casa senza soldi, senza che qualcuno conoscesse. Però diceva: “Buon Dio provvederà quando giungerà l’ora opportuna”. Si fidava dell’aiuto divino, poiché non faceva il proprio business, bensì si sforzava di collaborare sul piano di Dio. Dio non abbandona i suoi. Mai.
Ovviamente, non era risparmiato delle sofferenze e dei fallimenti. Tuttavia, rimaneva pieno di speranza anche nei guai e nelle prove, incoraggiando i suoi confratelli: “Fidati di Dio in ogni occasione. Sia che sia il giorno o la tenebra di notte, sia che il cielo sia coperto con le nubi densi o il sole sorride amichevolmente. Consegnati nelle sue mani. Lui ha piani buoni con te. Verrà il tempo e la tempesta si calmerà. Da lui sei sicuro, lui si prende cura di te”.
Ecco, il suo messaggio anche per noi oggi. Radicati nel dialogo personale con Dio per attingere alla grazia, e perseveranti nel bene poiché consapevoli della sua fedeltà.
Oggi, all’inizio di 2022 i membri della Società del Verbo Divino, verbiti, sono più di quattro volte tanti ovvero 5.977 (di cui 49 vescovi, 4.035 sacerdoti, 547 fratelli, 126 diaconi, 860 scolastici, 360 novizi). È l’occasione di ringraziare per aver ottenuto tale grazia – anche voi in questa parrocchia – e di chiedere che ne siamo degni di questa grazia anche per il futuro.