Nella Lettera per la XXVI Giornata Mondiale della vita consacrata 2022 (clicca per leggerla), il cardinale João Braz de Aviz e monsignor José Rodríguez Carballo esortano a riflettere sulla parola “partecipazione” collegata al cammino sinodale da poco intrapreso.
La Giornata per la vita consacrata, che culminerà il 2 febbraio con la celebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco nella Basilica di San Pietro, sarà “un’opportunità d’incontro segnato dalla fedeltà di Dio che si manifesta nella perseveranza gioiosa di tanti uomini e donne, consacrate e consacrati”. È quanto scrivono, in una lettera, il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, e il segretario del dicastero, monsignor José Rodríguez Carballo.
Partecipare al “viaggio” della Chiesa sulla sinodalità
Nel documento si sottolinea che il cammino sinodale, da poco intrapreso e incentrato sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, interpella ogni comunità vocazionale “nel suo essere espressione visibile di una comunione d’amore”. Riflettendo sulla parola “partecipazione”, il cardinale João Braz de Aviz e monsignor José Rodríguez Carballo invitano a chiedersi: “chi sono le sorelle, i fratelli che ascoltiamo e, prima ancora, perché li ascoltiamo?”. “Una domanda – scrivono – che siamo chiamati a farci tutte e tutti, perché non possiamo dirci comunità vocazionale e ancor meno comunità di vita, se manca la partecipazione di qualcuna o di qualcuno”. L’invito è quello di entrare in nel “viaggio” di tutta la Chiesa sulla sinodalità, “con la ricchezza dei carismi e d nostre vite, senza nascondere fatiche e ferite”. “La partecipazione diventa allora responsabilità: non possiamo mancare, non possiamo non essere tra gli altri e con gli altri, mai e ancor più in questa chiamata a diventare una Chiesa sinodale”.
Partecipazione e corresponsabilità
L’ascolto, scrivono infine il prefetto e il segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, significa “fare posto all’altro nella nostra vita, prendendo sul serio quello che per lui e importante”. “La partecipazione assume cosi lo stile di una corresponsabilità da riferirsi prima ancora che alla organizzazione e funzionamento della Chiesa, alla sua stessa natura, la comunione, e al suo senso ultimo: il sogno missionario di arrivare a tutti, di avere cura di tutti, di sentirsi tutti fratelli e sorelle, insieme nella vita e nella storia, che è storia di salvezza”.