Domenica 06 Febbraio 2022 44ª Giornata nazionale per la vita

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MESSAGGIO CEI PER LA 44ª GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA

«Difendere e prendersi cura della vita guardando al futuro con più gioia e ottimismo». È l’esortazione del vescovo ausiliare Dario Gervasi, delegato per la Pastorale familiare della diocesi di Roma, in vista della 44ª Giornata nazionale per la vita, che si celebrerà domenica prossima, 6 febbraio, sul tema “Custodire ogni vita”.

«Per ritrovare la luce c’è bisogno di una conversione: la vita che arriva è amore ed è più importante di tutto il resto», prosegue Gervasi, sottolineando come «a volte vediamo solo le preoccupazioni, che purtroppo ci sono, dimenticando però la gioia che viene donata da Dio per ogni bambino». Quando una persona viene accolta e sostenuta infatti, «ogni problema può essere superato o comunque fronteggiato con coraggio», come ci ricorda il Consiglio permanente della Cei nel messaggio di quest’anno, dove emerge con evidenza anche la preoccupazione per «la riaffermazione del “diritto all’aborto” e la prospettiva di un referendum per depenalizzare l’omicidio del consenziente». Non si tratta, sottolinea Gervasi, di «traguardi della società, ma di vicoli ciechi». Tendenze che si possono invertire se «la società è capace di mostrare il suo cuore stando vicino alla fragilità», ha aggiunto il presule, ricordando poi l’appuntamento del 6 febbraio, ovvero la Messa organizzata dal Centro diocesano per la pastorale familiare, che presiederà alle 10 nella parrocchia di San Bonaventura da Bagnoregio, a Torre Spaccata. «Sarà l’occasione – conclude Gervasi – per rilanciare il messaggio che la bellezza della vita può essere rafforzata solo custodendola».

Un impegno che si concretizza in numerose iniziative e opere di sensibilizzazione, come quelle portate avanti dal Movimento per la Vita romano, che anche quest’anno, nella Giornata per la Vita, sarà presente in più di cinquanta parrocchie per distribuire materiale informativo e migliaia di primule: «La loro caratteristica fioritura al primo sciogliersi delle nevi simboleggia la forza della vita capace di crescere anche in mezzo alle avversità – spiega il presidente Antonio Ventura –. A causa del Covid l’attività sarà in forma ridotta, tuttavia ci saranno incontri di riflessione a distanza incentrati sul referendum per “l’omicidio del consenziente” e sull’utero in affitto, per cui chiediamo una moratoria europea». L’intenzione è quella, prosegue il presidente, «di aiutare ad aprire gli occhi di fronte a un clima anestetizzante delle coscienze, oltre che promuovere una rete di vicinanza e solidarietà».

Due le iniziative a supporto di quest’ultima: il numero verde di Sos Vita (800.813.000) attivo 24 ore su 24, e il Progetto Gemma, il quale «consiste in un contributo mensile di 160 euro per 18 mesi a una mamma in difficoltà, che viene associata a una comunità o a singoli – riferisce Ventura –. Un servizio di adozione che ha sostenuto 2.150 donne solamente a Roma e in provincia».

Custodire, accogliere, ascoltare e infondere coraggio: sono queste le azioni attraverso cui i Centri di aiuto alla vita, braccio operativo del Movimento per la vita, aiutano le mamme a portare a termine la gravidanza. Sette quelli presenti a Roma: il Palatino, l’Ardeatino, il Tiburtino e poi quelli che operano al Torrino, ad Acilia, Talenti e Ostia. «La nostra mission è far volgere lo sguardo della donna verso il grembo, per poi accompagnarla insieme al figlio nei primi due anni di vita grazie al lavoro in rete – racconta Maria Luisa Di Ubaldo, coordinatrice dei Cav di Roma e presidente di Federvita Lazio –. La scelta di interrompere una gravidanza ha tante sfaccettature, ma alla base di tutto c’è sempre una solitudine». Che ha finito per accentuarsi in tempo di pandemia: «C’è stato un impoverimento delle famiglie e un’impennata delle pillole del giorno dopo: un impatto a cui abbiamo risposto con una presenza quotidiana e costante». Lo scorso anno nella Capitale sono stati oltre 100 i bambini nati e 55 i nuclei familiari aiutati: «Sono numeri che infondono speranza – conclude Di Ubaldo –. In fondo i Cav sono luoghi di incontro senza confini, dove le emozioni si rincorrono per generare empatia e fiducia».

 

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