25 Marzo 2022 ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

25 Marzo 2022

ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE Solennità

h.08:00 S. Messa festiva

h. 17:45 Via Crucis

h.18:30 S. Messa festiva  

 

Preghiera alla Vergine dell’Annunciazione

O Vergine santa, che l’angelo Gabriele salutò “piena di grazia” e “benedetta tra tutte le donne”, noi adoriamo il mistero ineffabile dell’Incarnazione che Dio ha compiuto in te. L’amore ineffabile che porti al frutto benedetto del tuo seno, ci è garanzia dell’affetto che nutri per noi, per i quali un giorno il Figlio tuo sarà vittima sulla Croce. La tua annunciazione è l’aurora della redenzione e della salvezza nostra. Aiutaci ad aprire il cuore al Sole che sorge e allora il nostro tramonto terreno si muterà in alba immortale. Amen.

Maria!

Quando Tu forse avevi altri progetti dí vita, Dio è entrato nella Tua vita con il Suo progetto speciale. E Tu, come umile Sua serva, gli hai generosamente aperto le porte del Tuo cuore. Il Tuo esempio mi sprona a volgermi anch’io verso Il Signore per dirgli: “Vieni nei miei sogni e nei miei progetti, nelle mie speranze e nelle mie paure”.

Perciò, Signore entra nelle mie tenebre, nelle mie angosce e nelle mie sofferenze. Entra anche in quegli angoli della mia vita in cui ho amato più la mia volontà che la Tua”. Amen

 

 

Ogni discorso serio intorno alla Vergine Maria non può prescindere dal riferimento diretto immediato e indissolubile a suo figlio, Cristo Gesù. Teologicamente, in base al disegno divino rivelato: “Benedetto Dio, Padre del Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetto con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui [Cristo] ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi [del Padre], per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà” (Ef 1, 3-6); e “nella pienezza del tempo Cristo nasce da donna” (Gal 4, 4). Liturgicamente, invece, secondo le indicazioni del concilio Vaticano II: “Nella celebrazione del ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa Chiesa venera con speciale amore la beata Maria Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l’opera salvifica del Figlio suo; in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione e contempla con gioia, come in un’immagine purissima, ciò che essa tutta desidera e spera di essere” (SC 103); e relative applicazioni di Paolo VI sia sulla riforma liturgica generale, con Lettera apostolica Mysterii pasqualis (14 marzo 1969), che approva il nuovo Calendarium Romanum e la nuova edizione del Missale Romanum (26 marzo1970), e sia di quella specifica mariana con l’Esortazione apostolica Marialis cultus (2 febbraio 1974).

Origini

Il nome “Annunciazione” deriva dall’annunzio dell’angelo Gabriele a Maria circa la nascita del Messia, secondo il racconto del Vangelo di Luca (1, 26-38). Per la sua importanza, questo annunzio si colloca al centro della storia della salvezza, cioè nella “pienezza del tempo”. In quanto tale, è l’inizio cronologico del disegno divino “le [cui] origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti” (Mi 5, 1); e segna, anche, l’inizio dei tempi nuovi, ossia dell’Incarnazione storica del Messia, l’inizio dell’avventura umana di Cristo, la deificazione dell’uomo con la relativa rinnovazione del creato.

Sembra utile distinguere il fatto storico dell’Annunciazione dalla relativa festa liturgica del 25 marzo. Il racconto evangelico dell’Annunciazione è stato sempre presente nella comunità cristiana, almeno dal tempo dell’istituzione del Natale, perché i due episodi sono strettamente legati; mentre le origini della festa del 25 marzo, probabilmente, risale al IV secolo in Palestina, dove si celebrava il ricordo dell’Incarnazione e, quindi, della relativa Annunciazione. La denominazione mariana della festa, come “Annunciazione della Beata della Vergine Maria” sembra risalga in oriente al V secolo; e in occidente, invece, viene introdotta nel VII sec., prima in Spagna, e, poi, a Roma, da Papa Sergio I, con una certa fluttuazione del titolo: prima come riferimento all’“Annunciazione del Signore”, e poi come “Annunciazione della Beata Vergine Maria”. La connotazione mariana della festa si è conservata fino alla riforma conciliare del Vaticano II, quando Paolo VI, nell’applicare le nuove direttive liturgiche, ha recuperato il vero senso originario e autentico con il riferimento all’annuncio della nascita del Signore, motivandola teologicamente, pur conservando l’inevitabile riferimento mariano. La data della celebrazione al 25 marzo è legata, tradizionalmente, a quella del 25 dicembre del Natale.

La festa del 25 marzo, pertanto, pur essendo la festa dell’Annunciazione della nascita del Signore, conserva, tuttavia, anche la sua consistenza mariana. Difatti, Paolo VI, nella Marialis cultus, precisa: “Per la solennità dell’Incarnazione del Verbo, nel Calendario Romano, con motivata risoluzione, è stata ripristinata l’antica denominazione di Annunciazione del Signore, ma la celebrazione era ed è festa congiunta di Cristo e della Vergine: del Verbo che si fa figlio di Maria (Mc 6, 3), e della Vergine che diviene Madre di Dio. Relativamente a Cristo, l’Oriente e l’Occidente, nelle inesauribili ricchezze delle loro Liturgie, celebrano tale solennità come memoria del fiat salvifico del Verbo Incarnato, che entrando nel mondo disse: ‘Ecco, io vengo […] per fare, o Dio, la tua volontà’ (Eb 10, 7; Sal 39, 8-9); come commemorazione dell’inizio della redenzione e dell’indissolubile e sponsale unione della natura divina con la natura umana nell’unica Persona del Verbo. Relativamente a Maria, come festa della nuova Eva, vergine obbediente e fedele, che con il suo fiat generoso (Lc 1, 38) divenne, per opera dello Spirito, Madre di Dio, ma anche vera Madre dei viventi e, accogliendo nel suo grembo l’unico Mediatore (1Tm 2, 5), vera Arca dell’Alleanza e vero tempio di Dio; come memoria di un momento culminante del dialogo di salvezza tra Dio e l’uomo, e commemorazione del libero consenso della Vergine e del suo concorso al piano della redenzione” (MC 6). E ancora: “nel tempo di Avvento, la liturgia ricorda frequentemente la beata Vergine soprattutto nelle ferie dal 17 al 24 dicembre e, segnatamente, nella domenica che precede il Natale, nella quale fa risuonare antiche voci profetiche sulla Vergine Madre del Messia e legge episodi evangelici relativi alla nascita imminente del Cristo e del suo Precursore” (MC 3).

In realtà, tutto il tempo di Avvento, è una celebrazione dell’economia della salvezza, preannunciata nell’AT, in cui Maria è presente da sempre per la sua predestinazione assoluta, insieme al suo Figlio. Nel breve spazio delle quattro settimane, si celebrano, infatti, tre ricorrenze mariane: il mistero dell’Immacolata Concezione, l’Annunciazione a Maria e la Visitazione di Maria a Elisabetta. La prima celebrazione è autonoma; mentre le altre e due, commemorate nella settimana che precede il Natale, hanno, nel corso dell’anno liturgico, una appropriata celebrazione autonoma: il 25 marzo e il 31 maggio. Specialmente, nelle ferie dal 17 al 24 dicembre, Maria, Madre dell’Avvento, diventa protagonista del mistero, testimone silenziosa del compimento delle promesse: si leggono i vangeli dell’infanzia e gli episodi in cui Maria appare come protagonista nell’annunciazione e nella visitazione. Nei formulari liturgici della Messa sono stati ricuperati preziosi testi eucologici, fra i quali bisogna segnalare la colletta del 20 dicembre, mirabile sintesi di teologia e di pietà; e per la spiritualità dell’attesa messianica, l’inciso del prefazio II dell’Avvento: “La Vergine Madre lo attese e lo portò in grembo con ineffabile amore”.

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