Nella domenica del Buon Pastore – 59ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni -, il Card. De Donatis ha conferito l’ordinazione sacerdotale a 11 diaconi. Ai fedeli delle comunità dove già prestano servizio: «Fatevi carico del loro progresso: nessuno cresce da solo».
Omelia_in_occasione_delle_Ordinazioni_Presbiteriali_08 maggio 2022
Gli undici nuovi presbiteri ordinati ieri mattina, 8 maggio, da questo momento sono «solo operai pagati a giornata, non protagonisti o liberi professionisti». Le comunità che andranno a servire dovranno «ascoltarli e obbedire quando diranno cose evangeliche, ridimensionarli quando, tentati dalla superbia, alzeranno un po’ la testa». I parroci ai quali saranno affidati avranno prima di tutto il compito di aiutarli «a pregare sul serio, a intercedere per gli altri come Cristo sacerdote eterno. In secondo luogo, dovranno insegnare loro a collaborare, perché nessuno può sobbarcarsi da solo l’onere del ministero». Il cardinale vicario Angelo De Donatis, che ha presieduto la Messa e conferito l’ordine presbiterale a undici diaconi, nell’omelia ha dispensato consigli a tutto il «popolo santo di Dio» che nella basilica di San Giovanni in Laterano ha accompagnato e accolto i nuovi sacerdoti. Nella IV domenica di Pasqua, o del “Buon Pastore”, hanno espresso la volontà di esercitare per tutta la vita il ministero sacerdotale Emanuele Gargiulo, Luca Santacroce, Alessio Bernesco, Ottavio Fiorentino, Mattia Mirandola, Matteo Nistri, Gabriele Tomarelli, Fabio José Da Silva, Clebison Faustino Da Silva, Alexander Chukwuebuka Okoye, che sarà incardinato nella diocesi di Nsukka, in Nigeria, e Matteo Francesco Ciuffreda, della congregazione religiosa dei Missionari del Preziosissimo Sangue.
La chiamata al sacerdozio «non è un regalo privato, elargito per la bravura personale o le virtù individuali, ma un dono comunitario che attraverso alcuni fratelli raggiunge chi spera nel Risorto», ha detto il vicario del Papa per la diocesi di Roma, dinanzi al quale gli ordinandi, inginocchiati e con le mani congiunte in quelle del porporato, hanno espresso la volontà di servire il Signore e promesso obbedienza al Papa e ai loro superiori. L’«Eccomi» scandito dagli ordinandi non li mette «al centro della scena», posto riservato alla «Chiesa che sperimenta ancora una volta quanto il buon Pastore la ami, inviando nuovi ministri secondo il suo cuore». Attraverso loro, Cristo desidera «dare una carezza di consolazione alla sua Chiesa, rialzarla, orientarla, condurla», ha aggiunto il cardinale vicario. Nella 59ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, l’invito è a essere umili: «La gente, i santi che sono nascosti tra noi – le parole del porporato -, ne sanno molto più di voi in fatto di vita cristiana. Imparate rimanendo discepoli. Se lo farete, sarete maestri nella fede».
Alla Messa – concelebrata dal cardinale Enrico Feroci, dai vescovi ausiliari della diocesi di Roma Selvadagi, Libanori, Ricciardi e Gervasi, dai rettori dei seminari diocesani e da decine di sacerdoti – hanno partecipato familiari e amici dei neo presbiteri e i fedeli appartenenti alle comunità dove già prestano servizio. Queste ultime sono chiamate a «incoraggiare e correggere» i nuovi pastori per farne dei padri spirituali. «Se necessario date loro quelle dolci umiliazioni che servono a progredire, a maturare – ha proseguito il cardinale vicario -. Fatevi carico del loro progresso: nessuno cresce da solo. E soprattutto amateli, tutti abbiamo bisogno di esser voluti bene. Accettateli: non sono super eroi, ma cristiani di buona volontà. Ricordate sempre che sono ordinati per edificare la Chiesa con la parola e i sacramenti. Chiedete loro questo e non cose mondane o secondarie. Avete una grande responsabilità: loro diventeranno le domande che rivolgerete. Se domanderete l’essenziale saranno preti di sostanza, altrimenti rischieranno di perdersi nell’accessorio».
Infine, De Donatis si è rivolto ai parroci ai quali sono affidati i nuovi sacerdoti entrati «nell’officina del presbiterio diocesano». A loro va il compito di insegnare «l’arte della prudenza, del ricomporre i dissidi, di includere chi fa fatica, la fedeltà al Vangelo, il decoro nell’amministrare i sacramenti, la passione nel preparare l’omelia e la catechesi». Ha raccomandato di aiutarli a «pregare sul serio» e istruirli su come «fare le cose insieme» e ha ricordato che i parroci, con la loro «esperienza e presenza», saranno «il modello concreto di come si può essere preti contenti di vivere, felici di essere sacerdoti».