Preghiera ai SS. Anna e Gioacchino in favore dei nonni più volte recitata da Papa Benedetto XVI in occasione della loro festa:
Signore Gesù, tu sei nato dalla Vergine Maria, figlia di San Gioacchino e Sant’Anna. Guarda con amore ai nonni di tutto il mondo.
Proteggili: sono fonte di arricchimento per le famiglie, per la chiesa e per tutta la società. Sostienili: anche nella vecchiaia continuino a essere per le loro famiglie pilastri robusti di fede evangelica, custodi dei nobili ideali della famiglia, tesori viventi di solide tradizioni religiose. Fa’ che siano maestri di sapienza e di valori, che trasmettano alle generazioni future i frutti della loro matura esperienza umana e spirituale.
Signore Gesù, aiuta le famiglie e la società a valorizzare la presenza e il ruolo dei nonni. Mai siano ignorati o esclusi, ma incontrino sempre rispetto e amore. Aiutali a vivere serenamente e a sentirsi accolti per tutti gli anni della vita che tu loro concedi.
Maria, Madre di tutti i viventi, proteggi sempre i nonni, accompagnali nel loro pellegrinaggio terreno, e con la tua preghiera fa’ che tutte le famiglie si riuniscano un giorno nella patria celeste, dove tu attendi tutta l’umanità per il grande abbraccio della vita senza fine.
Amen.
Il 26 luglio ricorre la memoria dei santi Gioacchino e Anna. È stato san Papa Paolo VI a riunire i due coniugi nella medesima festività, nel 1969, in occasione della riforma del nuovo calendario liturgico. Prima, infatti, erano ricordati in giorni separati: per Anna la ricorrenza era uguale all’odierna, mentre quella di Gioacchino cadeva il 16 agosto. È indubbio che in questa scelta di unione si sia voluta porre l’attenzione sul loro essere coniugi e quindi famiglia. Genitori di Maria e nonni di Gesù.
Nelle Scritture, Anna e Gioacchino non appaiono mai ma, secondo i Padri orientali della Chiesa, la loro storia è simile a quella di Elkanà e Anna del Primo libro di Samuele (1-28), dove le preghiere di lei, sterile, vengono ascoltate dal Signore che le concede un figlio. Le storie dei genitori di Maria sono invece raccontate diffusamente nei Vangeli apocrifi, per la prima volta nel Protovangelo di Giacomo, risalente alla metà del II secolo d.C. e quindi nel Vangelo dello Pseudo-Matteo e nell’Evangelium de nativitate Mariae, poi penetrati nella medioevale Legenda Aurea di Iacopo da Varazze. Nei racconti ci si sofferma a ricostruire la loro genealogia e il loro stato sociale perché diventi chiaro il filo del tempo che, dalla tribù di Levi per Anna e la stirpe di Davide per Gioacchino, conduce alla nascita di Gesù Cristo, Dio venuto sulla terra ma anche Uomo della storia.
Le origini della devozione nell’arte
In alcune figurazioni artistiche vediamo la presenza di Gioacchino e Anna accanto a Maria che tiene tra le braccia il Figlio divino, come nella Madonna Baglioni, opera di Andrea Previtali e databile tra il 1512 e il 1513 o l’olio di Luca Giordano che pone al centro dei genitori la Vergine Bambina (XVII secolo). Ciò che si prova di fronte a queste opere è commozione e tenerezza, sia per l’età avanzata dei due sposi sia per la giovanissima Maria da loro accudita, ma si comprende bene anche il significato più profondo che è l’unione e l’amore familiare. Tuttavia, la presenza di Gioacchino è meno frequente rispetto ad Anna, la cui devozione appare più intensa e affonda nel tempo con radici profonde. Un po’ come con la Vergine e san Giuseppe, a lei è riservata una maggiore importanza, dimostrando come la maternità sia stata sempre fondamentale e tenuta in gran conto, anche nei contesti storici e sociali patriarcali.
Nel VI secolo, Giustiniano fece costruire una chiesa dedicata alla madre di Maria, mentre a Roma troviamo le sue reliquie e alcuni dipinti nella chiesa di Santa Maria Antiqua, nel Foro Romano, risalente al VI secolo. Si tratta dell’affresco con le sante Madri: la Vergine con il Bambino, Sant’Anna con Maria Bambina ed Elisabetta con san Giovannino. Infine, Papa Leone III, nell’VIII secolo, avrebbe donato una tovaglia d’altare alla basilica di Santa Maria Maggiore, ricamata con scene dell’Annunciazione e i santi Gioacchino e Anna.
Nonna, Madre e Figlio
L’iconografia che appare più spesso è quella della sola Maria affiancata dalla madre Anna e il Figlio. Talvolta appare anche san Giovannino, cugino di Gesù, e quindi è proprio l’ambiente domestico trasognato e felice dell’infanzia ad essere evocato. Le donne sono protagoniste. Nelle natività di Maria non manca la scena abituale del primo bagno del neonato, come appare in molte immagini della nascita di Cristo. Le levatrici sono un simbolo chiaro, che sanciscono ufficialmente la nascita e se ne fanno testimoni.
In una delle immagini più diffuse di sant’Anna, la cosiddetta Metterza ovvero “me terza” tra Maria e il Bambino, lei è raffigurata alle spalle di Maria, leggermente in ombra, e il Bambino al centro in basso, delineando una piramide temporale oltre che gerarchica.
Da Agnolo Gaddi a Masaccio e Masolino alle opere del Leonardo, al Caravaggio e a Dürer, per citarne alcuni, è noto il gesto del tenero protendersi della Vergine verso il Bambino che ancora sgambetta e il silenzioso sguardo di protezione di Anna.
Le storie dei due sposi
Nel medioevo, si diffondono le vicende della coppia di sposi narrate dagli apocrifi: la cacciata di Gioacchino dal tempio perché senza prole, il suo ritiro tra i pastori, il sacrificio di un agnello, il suo sogno e la visione dell’angelo che gli preannuncia la nascita di Maria. Ancora, l’angelo che appare ad Anna ci riporta all’Annunciazione di Maria. Momento finale e culminante della narrazione è l’incontro dei due coniugi presso la Porta Aurea di Gerusalemme: gli anziani coniugi si riuniscono nella gioia perché nascerà loro una figlia. Il ciclo delle Storie di Gioacchino e Anna, affrescate da Giotto tra il 1303 e il 1305 nella Cappella degli Scrovegni a Padova, è il più celebre. Figurazioni “esatte”, che sembrano dare vita alle parole della Legenda Aurea traducendole perfettamente, momento dopo momento, alla lettera. Certamente l’artista è stato ispirato da iconografie bizantine precedenti, ma la sua è una traduzione innovativa, capace di mescolare in modo armonico simboli e intendimenti, sentimento e spiritualità.
Colpisce anche come le alcune figurazioni di Gioacchino e Anna siano specchio delle narrazioni di Giuseppe e Maria, sempre – ma non solo – negli Scrovegni. Gioacchino, che accoglie nel sogno la visione dell’angelo, è dipinto nell’identica posizione accovacciata di Giuseppe che sogna a sua volta e sant’Anna appare simile a Maria nell’annuncio dell’angelo, immersa in una simile ambientazione, in una stanza.
Mirabili sono anche gli affreschi del Ghirlandaio nella Cappella Tornabuoni della basilica di Santa Maria Novella a Firenze con la cacciata di Gioacchino dal tempio e la Natività di Maria, databile tra il 1485 al 1490.
L’incontro di Gioacchino e Anna alla Porta Aurea
L’iconografia più ricorrente è comunque l’incontro di Gioacchino e Anna presso la porta Aurea. Il momento secondo il quale, nel loro abbraccio, sarebbe avvenuto il concepimento di Maria. Dopo un periodo di separazione, dove Anna pensava anche di essere divenuta vedova, la gioia prorompe con la certezza di fede che le loro preghiere sono state ascoltate. Gli artisti rappresentano questo momento mentre si prendono per le mani, l’uno di fronte all’altro. Gli esempi sono tanti come ad esempio nella tela di Filippino Lippi, databile tra il 1440 e il 1445 e conservato nell’Ashmolean Museum di Oxford. Il modello sembra ricalcare quello classico della “concordia degli sposi” di matrice classica, ravvisabile nei sarcofagi di età romana imperiale.
Il bacio degli sposi
Una variante dell’iconografia propone una soluzione diversa, riscontrabile in alcuni artisti del XIV secolo come Turone, ma è ancora Giotto che apre le fila. Il bacio che si scambiano Gioacchino e Anna è anche il primo bacio d’amore dipinto nel mondo cristiano. Occhi negli occhi, le mani di lei al collo, proprio come descritto negli apocrifi, che cingono lo sposo teneramente. Il pensiero corre a un altro bacio dipinto da Giotto nella stessa cappella degli Scrovegni: è quello di Giuda che non abbraccia, ma serra come in una morsa il Cristo con il suo mantello. Anche lo sguardo è completamente diverso, sbarrato e durissimo questo, dilatato e dolce quello degli occhi rugosi di Gioacchini e Anna. Il loro è il basium, il bacio di affetto sulla bocca che si scambiavano gli sposi nel mondo romano, diverso dall’osculum amicale sul viso e dal savium o suavium di natura erotica. Il loro volto sembra fuso in uno solo, come una sola carne: una rappresentazione geniale che rappresenta pienamente l’intento nuziale come sacramento.
I frutti fecondi della vecchiaia
Appare anche emblematico come questa prima rappresentazione del bacio d’amore non riguardi novelli sposi ma due anziani coniugi. Se ci fermiamo a riflettere, la forza di questo bacio riporta alle parole di Papa Francesco, che incessantemente ci ricorda la bellezza, la vitalità e la tenerezza della vecchiaia, in particolare nel messaggio per la II Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, a partire dal versetto di un salmo: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti” (92,15).