Nella celebrazione dei primi Vespri della solennità dei santi Pietro e Paolo, il cardinale vicario ha consegnato la sintesi del percorso diocesano. «Alcuni “cantieri pastorali” frutto del lavoro comune di ascolto».
OMELIA Card. De Donatis Primi Vespri 28 giugno 2022
Sintesi_del_Cammino_Sinodale_Roma
Gettate le fondamenta, è ora il tempo di costruire. La prima fase diocesana del cammino sinodale della Chiesa, che ha interessato quest’anno pastorale, ha infatti «portato come frutto del lavoro comune di ascolto l’individuazione di alcuni “cantieri pastorali”, decisivi per una riforma della Chiesa che non sia un’operazione di facciata, ma che punti a mettere al centro la missione evangelica. Si tratta di “cantieri” e non semplicemente di argomenti di riflessione: richiedono tempo, concretezza, motivazione a lavorarci insieme, disponibilità a sperimentare e, quando serve, a correggere il tiro». Lo ha spiegato martedì sera, 28 giugno, il cardinale vicario Angelo De Donatis, al termine della celebrazione dei Primi Vespri per la solennità della festa dei Santi Pietro e Paolo, «colonne della Chiesa non nella loro individualità ma nella disponibilità a vivere una sincera comunione nonostante le differenze personali, di carattere, formazione e conoscenza del mistero di Cristo».
Consegnando nella basilica di San Giovanni in Laterano la sintesi e i risultati del cammino sinodale diocesano, il porporato ha anche presentato le icone bibliche che guideranno le attività del prossimo anno pastorale: «Quella dell’incontro tra il Risorto e i due discepoli di Emmaus e quella, proposta dal Consiglio permanente della Cei, di Gesù accolto da Marta e da Maria nella casa di Betania». Il secondo anno del cammino sinodale, allora, proseguirà nell’ascolto attivo delle persone alla luce delle tre priorità individuate e delineate dall’assemblea della Cei dello scorso maggio: la corresponsabilità e la formazione degli operatori pastorali, l’attenzione concreta ai “mondi” dei giovani, delle donne, delle professioni e delle culture e lo snellimento delle strutture ecclesiali, «con in più la scelta di un “quarto cantiere”, che ogni Chiesa locale è chiamata a fare alla luce di quanto emerso dalla sintesi diocesana e che stiamo valutando con i vescovi ausiliari», ha detto ancora De Donatis.
Un cammino dunque che continua e lungo il quale «il Risorto cammina con noi – ha spiegato il vicario del Papa, commentando il capitolo 24 del Vangelo di Luca, relativo ai due discepoli di Emmaus -. Come allora, anche oggi tutto nasce, e rinasce, da un incontro, da un avvenimento che cambia la storia di due persone e la storia di tutti». L’icona evangelica è «il segno di una comunità cristiana che si è fermata alla morte – sono ancora le parole del cardinale -, ad una Quaresima senza Pasqua, una comunità infeconda, caratterizzata dal pessimismo sterile, con un grembo incapace di generare nuove vite. Fermi al “si è sempre fatto così”, non si vedono altre possibilità» mentre l’esperienza del Sinodo, ispirata e guidata dallo Spirito Santo, «sta già delineando la figura della Chiesa del prossimo futuro, la sta già tracciando il Signore di suo pugno, giorno dopo giorno».
Questa Chiesa «è lì dove c’è l’umanità nuova, ferita e incerta, appassionata ma pronta a ripartire, perché non si rassegna e cerca ancora il senso delle cose, lì c’è il Signore, lì sta emergendo il nuovo della Chiesa – ha incoraggiato De Donatis -. Facciamoci trovare lì. Non lasciamo solo il Signore. Umili e appassionati. Desiderosi di accoglierlo ancora una volta, determinati a ripartire. Proveremo l’ebbrezza e la vertigine del Nuovo che Dio immette nella storia di questa nostra città, di questa nostra Chiesa di Roma».
Definito quindi l’obiettivo verso cui dirigersi, è necessario individuare una modalità di azione per raggiungerlo ed ecco le indicazioni della pagina del Vangelo di Betania e di «due donne, Marta e Maria, che non sono in contrapposizione, ma che sono chiamate a scoprire il duplice volto dell’accoglienza, perché l’ascolto sia l’anima del servizio», ha messo in luce il cardinale, sottolineando poi l’importanza «del primato dell’ascolto della Parola, dell’ospitalità offerta al Signore. A questa scuola impariamo che non c’è bisogno di “agitarsi e di affannarsi” in mille servizi, ma che insieme siamo chiamati a vivere la missione nei nostri territori con il primato del servizio di Maria, che è fatto di accoglienza, ascolto, testimonianza resa con le parole e con la vita all’annuncio del Signore».