La Messa nella II Giornata mondiale presieduta dal cardinale vicario Angelo De Donatis nella basilica di San Pietro. Con il loro bagaglio di saggezza, fede e amore, «continuano a intercedere e a chiedere a Dio pace, salute, concordia, non per loro stessi ma per i figli e per i nipoti»
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Gli anziani con il loro bagaglio di saggezza, fede e amore, davanti ad un mondo piegato da tante problematiche, sull’esempio di Abramo «continuano a intercedere e a chiedere a Dio la pace, la salute, la concordia, non per loro stessi ma per i figli e per i nipoti». In tanti sono nati negli anni del secondo conflitto mondiale e «il male che hanno visto da piccoli è stato sufficiente per desiderare solo il bene e la pace. Oggi sono come tanti “Abramo”, amici di Dio e amici nostri. Sanno, per esperienza, che Dio non vuole mai distruggere il mondo ma che l’uomo, purtroppo, è capace di farlo». È sulla ricchezza spirituale degli anziani che ieri, 24 luglio, si è concentrato il cardinale vicario Angelo De Donatis presiedendo nella basilica di San Pietro la Messa per la seconda Giornata mondiale dei nonni e degli anziani istituita da Papa Francesco. Il primo pensiero del porporato è proprio rivolto a Bergoglio, partito per il suo 37° viaggio apostolico internazionale alla volta del Canada, dal quale ha avuto mandato di celebrare la liturgia. La Giornata ricorre la quarta domenica di luglio, in prossimità della memoria liturgica dei santi Gioacchino e Anna, i “nonni” di Gesù, il 26 luglio.
Animata dal coro della diocesi di Roma, la celebrazione ha visto la partecipazione di numerosi anziani che, con il loro «desiderio di bene», ricordano che «lassù palpita un cuore di Padre, di amico». Sono propri i nonni a insegnare ai nipoti come rivolgersi al Padre, «a pregarlo, a bussare alla sua porta, a chiedergli qualcosa» ha aggiunto De Donatis riallacciandosi al brano del Vangelo di Luca nel quale Gesù esorta i discepoli a pregare insistentemente e con fiducia. E per il vicario del Papa, «non è un caso che nel Vangelo sia proprio una storia di amicizia a dirci come pregare: il segreto della preghiera è una relazione di affetti. Pregare è instaurare un tessuto di fiducia in questa nostra storia sfiduciata e diffidente». Per far prevalere la speranza in un mondo attraversato da tante prove, gli anziani ancora oggi insegnano «che, anche quando la porta è chiusa, oltre la porta c’è un amico, un Padre».
Dall’altare della Confessione, dove ha celebrato e pronunciato l’omelia, De Donatis ha messo in relazione l’affetto dei nonni, capaci di amare «gratuitamente, anche se ci si dimentica di loro», con quello di Dio, il quale «ci dà qualcosa, anche se non è ciò che abbiamo domandato». Si è quindi rivolto ai giovani, chiamandoli ad adoperarsi affinché «nessuno viva nella solitudine», andando «a trovare gli anziani più soli, a casa o nelle residenze dove sono ospiti. Bussate – ha detto – e se aspetterete un po’ prima che la porta si apra, insistete. Un anziano cammina piano, forse con il bastone, oppure deve mandare qualcun altro ad aprire. Insistete, come nella preghiera, non perché il Signore non sappia di cosa avete bisogno, ma perché la preghiera alimenta il vostro desiderio, vi fa comprendere cosa è veramente importante, cosa vi fa allargare il cuore».
Nel Vangelo, Gesù insegna ai discepoli la preghiera del Padre Nostro indicando nel pane, nel perdono e nella lotta contro il male le tre autentiche necessità per una vita serena. «Sono le stesse cose che abbiamo imparato dai nonni – ha concluso il vicario -: la fatica e la gioia di guadagnarci il pane, la necessità e la bellezza del perdono, l’invito a non litigare mai». Al termine della Messa – che ha visto tra i concelebranti i cardinali Mauro Gambetti e Kevin Farrell e i vescovi ausiliari di Roma Baldassare, Reina e Gervasi – è stata recitata la preghiera scritta per la seconda Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, dedicata al tema “Nella vecchiaia daranno ancora frutti”.
(Articolo pubblicato su Romasette.it il 25 luglio 2022)