Diffuso il documento che ne definisce identità e compiti, per orientare la prassi concreta delle Chiese di rito latino che sono in Italia, approvato ad experimentum per il prossimo triennio.
Recependo gli interventi di Papa Francesco (il Motu Proprio “Spiritus Domini” e il Motu Proprio “Antiquum Ministerium”), la Conferenza episcopale italiana ha elaborato una Nota per orientare la prassi concreta delle Chiese di rito latino che sono in Italia sui ministeri istituiti del lettore, dell’accolito, del catechista, approvata ad experimentum per il prossimo triennio dalla 76ª Assemblea generale e integrata dal Consiglio permanente con le indicazioni emerse in sede assembleare. Il documento definisce identità e compiti dei “ministeri istituiti”, illustrando i criteri per l’ammissione e il percorso formativo necessario per essere istituito e ricevere il “mandato” da parte del vescovo, inserendo il tema all’interno del Cammino sinodale, che costituirà così un luogo ideale di verifica sull’effettiva ricaduta nel tempo e nei territori. In particolare, stabilisce che lettore, accolito e catechista vengono istituiti in modo permanente e stabile, assumendo così un ufficio qualificato all’interno della Chiesa.
Nel dettaglio, il lettore proclama la Parola di Dio nell’assemblea liturgica, in primis nella celebrazione eucaristica; potrà avere un ruolo anche nelle diverse forme liturgiche di celebrazione della Parola, della liturgia delle Ore e nelle iniziative di primo annuncio. Prepara l’assemblea ad ascoltare e i lettori a proclamare i brani biblici, anima momenti di preghiera e di meditazione (lectio divina) sui testi biblici, accompagna i fedeli e quanti sono in ricerca all’incontro vivo con la Parola. L’accolito è colui che serve all’altare, coordina il servizio della distribuzione della comunione nella e fuori della celebrazione dell’Eucaristia, in particolare alle persone impedite a partecipare fisicamente alla celebrazione. Anima inoltre l’adorazione e le diverse forme del culto eucaristico. Il catechista infine cura l’iniziazione cristiana di bambini e adulti e accompagna quanti hanno già ricevuto i sacramenti nella crescita di fede. Può coordinare, animare e formare altre figure ministeriali laicali all’interno della parrocchia, in particolare quelle impegnate nella catechesi e nelle altre forme di evangelizzazione e cura pastorale.
In riferimento a quest’ultimo ministero istituito, la Conferenza dei vescovi ha scelto di conferirlo a una o più figure di coordinamento dei catechisti dell’iniziazione cristiana dei ragazzi e a coloro che in modo più specifico svolgono il servizio dell’annuncio nel catecumenato degli adulti. «Secondo la decisione prudente del vescovo e le scelte pastorali della diocesi – si legge nella Nota -, il/la catechista può anche essere, sotto la moderazione del parroco, un referente di piccole comunità (senza la presenza stabile del presbitero) e può guidare, in mancanza di diaconi e in collaborazione con lettori e accoliti istituiti, le celebrazioni domenicali in assenza del presbitero e in attesa dell’Eucaristia».
I candidati ai ministeri istituiti possono essere uomini e donne; in ogni caso, devono avere almeno 25 anni ed essere «persone di profonda fede, formati alla Parola di Dio, umanamente maturi, partecipi alla vita della comunità cristiana, capaci di instaurare relazioni fraterne e di comunicare la fede sia con l’esempio che con la parola». Saranno istituiti dal vescovo dopo un tempo di formazione di almeno un anno da parte di una équipe di esperti. I percorsi formativi, stabiliti dai vescovi, avranno tre «finalità essenziali»: aiutare nel discernimento sull’idoneità intellettuale, spirituale e relazionale; perfezionare la formazione in vista del servizio specifico; consentire un aggiornamento biblico, teologico e pastorale continuo. Possono essere svolti con il supporto di istituzioni accademiche come gli Istituti di Teologia e di Scienze religiose. Al termine della fase di discernimento vocazionale e di formazione, i candidati saranno istituiti con il rito liturgico previsto dal Pontificale Romano, precisano ancora i vescovi. Il mandato verrà conferito per un primo periodo di cinque anni, rinnovabile previa verifica del vescovo che, insieme a un’équipe preposta, valuterà il cambiamento delle condizioni di vita del ministro istituito e le esigenze ecclesiali in continuo mutamento.