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All’Angelus della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, il Papa spiega il significato del Magnificat, il canto della Madre di Gesù tramandatoci dal Vangelo di Luca, che narra l’opera di Dio nella storia e annuncia, anche, un rovesciamento di valori profetizzando ciò che Gesù dirà. A primeggiare non sono il potere, il successo e il denaro. Maria è la prima creatura che in anima e corpo, taglia vincitrice il traguardo del Cielo.
Attraverso Maria, Dio “ha inaugurato una svolta storica, ha definitivamente stabilito un nuovo ordine di cose”, spiega il Papa all’Angelus, nel giorno della solennità dell’Assunzione della Vergine. Lo si comprende dal Magnificat che lei pronuncia come risposta al saluto che le rivolge la cugina Elisabetta, come racconta il Vangelo del giorno. Dalla finestra del Palazzo Apostolico, su una piazza San Pietro dove sono radunati 10mila fedeli, Francesco lo definisce “un regalo per noi, per tutta la storia”, “il canto della speranza”, “un inno di lode e di esultanza per le grandi cose che il Signore ha compiuto in lei”, ma con il quale Maria va anche oltre. “Contempla – infatti – l’opera di Dio in tutta la storia del suo popolo” dicendo che “il Signore ‘ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote’”, tuttavia vuole “dirci qualcosa di molto più importante”, fa notare il Pontefice.
Lei, piccola e umile, è stata innalzata e – lo festeggiamo oggi – portata alla gloria del Cielo, mentre i potenti del mondo sono destinati a rimanere a mani vuote. Pensate alla parabola di quell’uomo ricco che aveva davanti alla porta un mendicante, Lazzaro. Come è finito? A mani vuote. La Madonna, in altre parole, annuncia un cambiamento radicale, un rovesciamento di valori. Mentre parla con Elisabetta portando Gesù in grembo, anticipa quello che suo Figlio dirà, quando proclamerà beati i poveri e gli umili e metterà in guardia i ricchi e chi si fonda sulla propria autosufficienza.
La profezia di Maria
Insomma, quella della Vergine è una profezia, perché con le sue parole indica la via che Cristo traccerà come strada per raggiungere il Regno dei Cieli.
La Vergine, dunque, profetizza con questo cantico, con questa preghiera: profetizza che a primeggiare non sono il potere, il successo e il denaro, ma a primeggiare c’è il servizio, l’umiltà e l’amore. E guardando a lei nella gloria, capiamo che il vero potere è il servizio – non dimentichiamo questo: il vero potere è il servizio – e che regnare significa amare. E che questa è la strada per il Cielo.
Il Cielo è a portata di mano se non cediamo al peccato
Francesco invita a riflettere se “quel rovesciamento annunciato da Maria” tocca la vita di ciascuno di noi, se crediamo “che amare è regnare e servire è potere”, se la meta del nostro vivere è il paradiso o se ci preoccupiamo “solo delle cose terrene, materiali”, e ancora se guardando alle vicende del mondo, ci lasciamo “intrappolare dal pessimismo oppure, come la Vergine”, sappiamo “scorgere l’opera di Dio che, attraverso la mitezza e la piccolezza, compie grandi cose”.
Maria oggi canta la speranza e riaccende in noi la speranza: in lei vediamo la meta del cammino: lei è la prima creatura che con tutta sé stessa, in anima e corpo, taglia vincitrice il traguardo del Cielo. Ci mostra che il Cielo è a portata di mano. Come mai? Sì, il Cielo è a portata di mano, se anche noi non cediamo al peccato, lodiamo Dio in umiltà e serviamo gli altri con generosità.
E seppure deboli, abbiamo Dio vicino, “perché è misericordioso”, prosegue Francesco ricordando che lo stile di Dio è “vicinanza, compassione e tenerezza”.
Uno sguardo profetico per intravedere il paradiso
Maria, dunque, “ci accompagna alla gloria” e “ci invita a gioire pensando al paradiso”, conclude il Papa che invita a chiedere alla Madre di Gesù “uno sguardo capace di intravedere il Cielo in terra”.
(Articolo Vatican News del 15.08.2022)