“Vegliate e state pronti, perché non sapete in quale giorno verrà il Signore” (Mt 24,42). Questo è stato il tema dell’Adorazione Eucaristica che abbiamo vissuto sabato scorso 12 Novembre. Avvicinandoci alla conclusione dell’anno liturgico la Chiesa ci invita a considerare gli eventi ultimi della vita e della storia. Ogni conclusione, ogni cosa che finisce ci richiama quella che è la grande fine del mondo, ci richiama anche la nostra fine personale sulla terra. Di fronte a queste cose ci vengono le domande e gli interrogativi più forti: Come sarà il futuro? Cosa avverrà? Come sarà la fine del mondo? Quando avverrà? In quest’adorazione Gesù ci ha aiutato: la sua parola e la sua vita sono come una luce grande e potente che illumina queste realtà per noi oscure e ci dà la possibilità di vedere il vero volto delle cose sulla terra e per l’eternità.Tra canti e silenzi, preghiere e riflessioni abbiamo meditato il brano del Vangelo di Luca (21,5-19) che viene proclamato nella XXXIII Domenica del tempo ordinario anno C.
Luca parla di eventi catastrofici, legati probabilmente all’assedio di Gerusalemme e alla distruzione del Tempio avvenuta nel 70 d.C. ad opera dell’esercito romano. Il tono, però, è rassicurante: Gesù dice che no, non è il caso di spaventarsi; malgrado gli eventi catastrofici, malgrado la paura, i discepoli sono chiamati a leggere nelle catastrofi l’opportunità di rendere testimonianza, di svelare un altro modo di vivere la storia.
Gesù ci dice che la storia è il luogo in cui Dio realizza il suo progetto, è – perciò – luogo benedetto e da salvare. Il discepolo, pur appartenendo alla logica di Cristo, sa che proprio Cristo ha amato e salvato questo mondo e non vuole che noi, suoi discepoli, ci allontaniamo dal mondo. In questo difficile equilibrio, essere nel mondo ma non essere del mondo, siamo chiamati a vivere, a realizzare il Regno, a renderlo presente. La storia non si giudica dallo spazio conquistato dai cattolici né dalle statistiche, ma dalla quantità di amore che noi discepoli riusciamo a riversare nel nostro mondo.