Il Papa a Santa Maria delle Grazie per la celebrazione diocesana della “24 ore per il Signore”. Ai sacerdoti pronti ad amministrare il sacramento della riconciliazione: «Per favore, fratelli, perdonate tutto, perdonate sempre»
Omelia Papa Francesco 24 h per il Signore 2023
È una fila di centinaia di persone quella che ieri pomeriggio, 17 marzo, fuori dalla parrocchia di Santa Marie delle Grazie al Trionfale, si è formata già due due ore prima dell’inizio della “24 ore per il Signore”, celebrazione penitenziale presieduta da Papa Francesco. La chiesa di via Candia, a due passi dalla basilica di San Pietro, si è riempita a poco a poco di più di mille persone. Bambini, giovani e adulti della comunità e, insieme a loro, tanti altri fedeli venuti da ogni parte della città. Senza dimenticare le moltissime persone che hanno assistito fuori dalla chiesa, nella zona nord di Roma.
La celebrazione di ieri è stata solo l’inizio della “24 ore per il Signore”, la maratona di preghiera lunga un giorno intero che si chiuderà stasera, 18 marzo, con la preghiera dei vespri in tutte le diocesi del mondo. Le chiese aperte sono, in queste ore, il segno della misericordia senza fine del Padre.
Claudia e Simone aspettano accanto all’altare, molto emozionati, che entri Francesco. I due giovanissimi ministranti sono vestiti con il camice bianco e in mano hanno una candela. Quando entra il Papa si solleva un grande applauso. Nelle prime file sono seduti i più giovani, gli adolescenti e alcuni scout della parrocchia. Quest’anno l’evento, organizzato dalla prima sezione del dicastero per l’Evangelizzazione e animato dal coro della diocesi di Roma, invece che a San Pietro si è tenuto nella parrocchia romana, proprio per dare all’iniziativa un senso più comunitario e pastorale. «Ho saputo tutto da monsignor Fisichella una ventina di giorni fa – ha detto don Antonio Fois, parroco di Santa Maria delle Grazie ad Avvenire, – La mia prima reazione è stata: “Il Papa non può farlo, allora la farà lei qui?”. “No, no. Si fa qui e viene il Papa”, mi ha risposto. Può immaginare la sorpresa e l’entusiasmo dei fedeli!».
Dopo aver ascoltato un brano della Lettera di Paolo ai Filippesi, il Vangelo che ha fatto da linea guida alle due ore di liturgia penitenziale è stato quello di Luca (18,9-14) che racconta la parabola del fariseo e del pubblicano. «È il racconto di due uomini – dice Papa Francesco nella sua omelia, – un fariseo e un pubblicano, che vanno entrambi al tempio a pregare, ma uno solo arriva al cuore di Dio. Prima di quello che fanno, è il loro atteggiamento fisico a parlare: il Vangelo dice che il fariseo pregava “stando in piedi”, a fronte alta, mentre il pubblicano, “fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo” per vergogna».
Si tratta di due “posture” del cristiano, davanti alla propria vita e a Dio. «Il fariseo sta in piedi. È sicuro di sé, ritto e trionfante come uno che debba essere ammirato per la sua bravura, come un modello. In questo atteggiamento egli prega Dio, ma in realtà celebra sé stesso. Invece l’altro, il pubblicano, sta a distanza. Non cerca di farsi largo, rimane in fondo. Ma proprio quella distanza, che manifesta il suo essere peccatore rispetto alla santità di Dio, è ciò che gli permette di fare l’esperienza dell’abbraccio benedicente e misericordioso del Padre». Il primo può essere raggiunto dal Signore solo se riesce a prendere le distanze dal suo «io presuntuoso», continua il Papa, mentre il secondo, dice, «Dio può raggiungerlo proprio perché, restando a distanza, gli ha fatto spazio».
Prima di concludere e lasciare spazio a un momento di adorazione, il pontefice si è rivolto ai sacerdoti pronti ad amministrare il sacramento della riconciliazione. «Per favore, fratelli, perdonate tutto, perdonate sempre, senza mettere il dito troppo nelle coscienze; lasciate che la gente dica le sue cose e voi ricevete questo come Gesù, con la carezza del vostro sguardo, con il silenzio della vostra comprensione». Dopo, l’esposizione del Santissimo Sacramento nel silenzio dell’adorazione.
«O Dio, abbi pietà di me peccatore», ripetono i fedeli su invito del Papa, come un atto di dolore comunitario, prima di lasciare spazio alle confessioni, con i sacerdoti già disposti lungo tutto il perimetro della chiesa. Anche Francesco ha confessato una decina di persone, tra cui alcune della parrocchia ospitante, scelte tra i fedeli che hanno vissuto o stanno soffrendo situazioni di sofferenza o altre che stanno smarrendo la via della fede. Da una parrocchia di Borghesiana, arrivano Beatrice e suo marito Federico, emozionatissimi per la confessione con il Papa. «Siamo molto molto felici», dicono stringendosi la mano.
La liturgia dura poco più di due ore, con i sacerdoti che continuano a confessare anche dopo la benedizione finale del Santo Padre. Un signore esce dal confessionale e si mette in ginocchio per pregare. «Sono contento davvero. Perché oggi non è stata una celebrazione “in vetrina”, ma un momento di preghiera veramente riuscito e profondo, che alla vigilia della quarta domenica di Quaresima avvicina davvero alla Pasqua».
(ROMASette 18.03.2023)