Il Venerdì Santo è nato come giorno della morte di Gesù (il 14 di Nisan, allora un venerdì). Giorno di lutto cui si partecipava con il “digiuno”, a tal punto che sarà poi esteso a tutti i venerdì dell’anno. La liturgia è composta da tre momenti: Liturgia della Parola, l’adorazione della Croce e la Comunione. In questo giorno e attraverso questa liturgia, i fedeli sono invitati a fissare lo sguardo a Gesù, il Crocifisso.
Egli è morto in croce per portare a compimento la missione di salvezza che il Padre gli ha affidato: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”. “Egli – dice Isaia – si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio” (Is 52,13-53,12). Gesù con la sua vita ha pagato il prezzo più alto della nostra disobbedienza e lo ha fatto con amore e per amore: “Gesù, da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2Cor 8,9). All’ombra del Venerdì Santo ciascuno di noi può portarsi innanzi alla Croce e confrontarsi con il Signore Gesù sui propri problemi, i propri drammi, le proprie sofferenze. Ogni interrogativo della vita viene illuminato dalla Croce, a tal punto che veramente potremmo dire che “il cuore ha ragioni che la ragione non comprende”. Il Signore Gesù va seguito nell’amore, fino alla fine. Come Lui ci ha amati.
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: “È compiuto!”. E, chinato il capo, consegnò lo spirito (Gv 19, 25-30).
Preghiera
Signore Gesù,
Uomo della croce,
al Tuo grido di dolore
unisco il mio dolore,
le mie paure e gli smarrimenti,
le delusioni e il vuoto del cuore.
Ti grido il mio bisogno di Te.
Signore Gesù,
Uomo della croce,
da sacerdote, mi faccio intercessore
dei fratelli e sorelle tutti:
Ti porto, unendolo al Tuo grido,
le grida dei cuori che piangono
i loro cari che sono morti.
Signore Gesù,
Uomo della croce,
Ti porto, unendolo al Tuo grido,
il timore dei malati e degli anziani,
la stanchezza degli operatori sanitari
lo sfinimento delle famiglie,
la sfiducia di giovani, bambini e ragazzi.
Signore Gesù,
Uomo della croce,
Ti porto, unendolo al Tuo grido,
la preoccupazione degli imprenditori,
il timore dei lavoratori.
la trepidazione dei docenti,
lo smarrimento delle nostre sgretolate Comunità cristiane.
Signore Gesù,
Uomo della croce,
accogli il nostro grido e ascoltaci.
Insegnaci ad affidarci
al Padre tuo e Padre nostro,
a lasciarci custodire
tra le Sue braccia amorose.
Signore Gesù,
Uomo della croce,
accogli il nostro grido e ascoltaci,
certi che nulla avviene
fuori dal tuo disegno di amore;
insegnaci a credere
che tutto, in Te, ha senso.
Signore Gesù,
Uomo della croce,
mi fido di Te. Mi affido a Te.