Dedicato ai giovani e alla loro «capacità di futuro» il messaggio della Cei per la Festa dei lavoratori. «Abbiamo bisogno di alleanza tra economia, finanza, politica, cultura».
Messaggio CEI_Primo Maggio_2023
Dedicato ai giovani il messaggio della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei per il 1° maggio, Festa dei lavoratori. «I dati sull’occupazione in Italia mettono in luce un fatto assai preoccupante: circa un quarto della popolazione giovanile del nostro Paese non trova lavoro, soprattutto nel Mezzogiorno», si legge nel documento, intitolato proprio “Giovani e lavoro per nutrire la speranza”. Nell’analisi dei vescovi, «il quadro ci deve interrogare su quanto la nostra società, le nostre istituzioni, le nostre comunità investono per dare prospettive di presente e di futuro ai giovani. Essi pagano anche il conto di un modello culturale che non promuove a sufficienza la formazione, fatica ad accompagnarli nei passi decisivi della vita e non riesce a offrire motivi di speranza». La conseguenza: «Vengono rimandate le scelte di vita e si rimuove dall’orizzonte futuro la generazione di figli».
Ad aggravare la situazione, «la crisi demografica in corso nel nostro Paese», con i giovani che «diventano sempre più marginali» e in particolare le giovani donne che «conoscono un ulteriore peggioramento delle opportunità lavorative e sociali». Non solo: «Preoccupa anche il numero elevato di giovani che lasciano il sud, le isole e le aree interne per cercare fortuna nelle aree metropolitane del nord Italia o che addirittura abbandonano per sempre la terra di origine». Per i presuli, «un’attenzione particolare merita la situazione di precarietà lavorativa che vivono molti giovani: dove scarseggia la domanda di lavoro i giovani sono sottopagati, vedono frustrate le loro capacità e competenze e perciò interpellano la coscienza dei credenti in tutti gli ambiti lavorativi e professionali. Si avverte la fatica di far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro – proseguono -, per cui molte professionalità non trovano accoglienza nei giovani. Desta preoccupazione anche il tasso dei giovani che non studiano né lavorano (Neet), quelli che finiscono nelle reti della criminalità, del gioco d’azzardo, del lavoro nero e sfruttato, del mondo della droga e dell’alcolismo».
Nel documento si ricordano le parole di Papa Francesco nella sua visita pastorale a Genova, che, in relazione al tema dei giovani, «ha più volte parlato di una “unzione”, di un dono di grazia, manifestazione dell’intrinseca dignità della persona, fonte e strumento di gratuità. Senza il lavoro – si legge – non viene infatti a mancare solamente una fonte di reddito, peraltro importantissima, ma i giovani disoccupati “crescono senza dignità, perché non sono unti” dal lavoro che è quello che dà la dignità». Si tratta di una «crisi epocale», per porre rimedio alla quale, «nello spirito del Cammino sinodale», i vescovi italiani desiderano «condividere percorsi di vera dignità con tutti. Vorremmo che le comunità cristiane fossero sempre più luoghi di incontro e di ascolto, soprattutto dei giovani e delle loro aspirazioni, dei loro sogni, come anche delle difficoltà che essi si trovano ad affrontare», spiegano. Di qui l’impegno «a condividere la bellezza e la fatica del lavoro, la gioia di poterci prendere davvero cura gli uni degli altri, la fatica dei momenti in cui gli ostacoli rischiano di far perdere la speranza, i legami profondi di chi collabora al bene in uno sforzo comune».
Dai vescovi arriva anche l’esortazione alla «politica nazionale e territoriale» a «favorire l’occupazione giovanile» e a far sì che «il rapporto scuola-lavoro, garantito nella sua sicurezza, aiuti a frenare l’esodo e lo spopolamento, soprattutto nei territori con maggiore tasso di disoccupazione». Su questo cammino, «ci mettiamo in dialogo e in ascolto di quelle esperienze cariche di novità e di speranza, come Economy of Francesco, il Progetto Policoro, le cooperative sociali, le Fondazioni di Comunità, le buone pratiche in campo economico, lavorativo e di microcredito, che sono state censite anche in occasione dell’ultima Settimana sociale di Taranto». I vescovi non hanno dubbi: «Ascoltare i giovani ci aiuta a incontrarli, assieme a tanti altri che hanno sicuramente molto da dire, ai quali ci offriamo come compagni di viaggio. Vogliamo trovare il modo ed il tempo – affermano – per sognare il loro stesso sogno di un’economia di pace e non di guerra; un’economia che si prende cura del creato, a servizio della persona, della famiglia e della vita; un’economia che sa prendersi cura di tutti e non lascia indietro nessuno». E ancora: «Desideriamo un’economia custode delle culture e delle tradizioni dei popoli, di tutte le specie viventi e delle risorse naturali della Terra, “un’economia che combatte la miseria in tutte le sue forme, riduce le diseguaglianze e sa dire, con Gesù e con Francesco, beati i poveri”».
Una «economia di Vangelo», insomma. Ma perché non rimanga soltanto un sogno, «siamo chiamati a condividere passi e contributi di tanti – sono ancora le parole del messaggio -. Prendiamo sul serio le aspirazioni dei giovani, le loro critiche all’esistente e i loro progetti di futuro. Portiamo il nostro contributo ovunque si disegnino e si realizzino le politiche del lavoro, le contrattazioni collettive e aziendali, le molteplici forme dell’imprenditorialità e della finanza», scrivono i vescovi. L’auspicio è che «una nuova visione dell’economia attenta al grido dei poveri e della Terra, dei giovani che rischiano di essere “impoveriti” del loro futuro, trovi spazio nel mondo culturale ed accademico, e alimenti le prospettive della politica a tutti i livelli. Valorizziamo anche i beni della Chiesa – aggiungono i vescovi – con lo scopo di favorire opportunità lavorative per i giovani nella logica dell’ecologia integrale di Laudato si’».
Da ultimo, un’esortazione: «Scommettiamo sulla capacità di futuro dei giovani. Abbiamo bisogno dell’alleanza tra l’economia, la finanza, la politica, la cultura per costruire reti di accompagnamento per i giovani». Per i vescovi italiani, «questi germogli saranno i segni sicuri di una nuova primavera fatta di relazioni buone tra le persone, di famiglie capaci di aprirsi alla vita con coraggiosa speranza, di una società della solidarietà e della cura reciproca. Siamo certi che l’azione dello Spirito sta suscitando nel mondo germogli di novità grazie anche alle future generazioni. Si sta già realizzando sotto i nostri occhi la profezia di Gioele: “Diventeranno profeti i vostri figli e le vostre figlie” (Gl 3,1)».