La solennità della Santissima Trinità ricorre ogni anno la domenica dopo Pentecoste, quindi come festa del Signore. Si colloca pertanto come riflessione su tutto il mistero che negli altri tempi è celebrato nei suoi diversi momenti e aspetti. Fu introdotta soltanto nel 1334 da papa Giovanni XXII, mentre l’antica liturgia romana non la conosceva.
Propone uno sguardo riconoscente al compimento del mistero della salvezza realizzato dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. La messa inizia con l’esaltazione del Dio Trinità “perché grande è il suo amore per noi”.
Martirologio Romano: Solennità della santissima e indivisa Trinità, in cui professiamo e veneriamo Dio uno e trino e la Trinità nell’unità.
Preghiera alla Santissima Trinità
O Santissima Trinità, Unico Dio in Tre Persone, Dio nascosto, ma vicinissimo ad ognuno di noi, Ti lodiamo, Ti adoriamo, Ti ringraziamo.
O Trinità divina, da Te veniamo, a Te guardiamo, in Te viviamo.
Sorgente della nostra pace e sicuro approdo della nostra speranza, aiutaci a trasformare sempre la nostra vita in pellegrinaggio verso di Te e verso i nostri fratelli.
Dà forza e vigore al nostro amore per generare un’umanità nuova e perché i nostri giorni si nutrano di giustizia e di pace.
Aiutaci a preparare un mondo come a Te piace, a servizio del Vangelo, condividiamo la vita e la missione della Chiesa, per la pace e la gioia della città degli uomini. (Lorenzo Loppa)
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio (Gv 3,16-18).
Dio cammina con noi
La prima lettura propone il testo dell’Esodo, capitolo 34, nel momento in cui Dio passa innanzi a Mosè proclamando “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e fedeltà” (Es 34,6-7). Di fronte a questa scena di autodichiarazione, Mosè si prostra innanzi a Dio e chiede: “Se ho trovato grazia…che il Signore cammini in mezzo a noi” (Es 34,8). Richiesta che esprime il desiderio che ogni uomo custodisce nel suo cuore, perché al di là di come vanno le cose della vita, ciò che conta è sapere che “Dio è con noi”, poiché “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).
Dio con noi
Forse Mosè mai si sarebbe aspettato che un giorno avrebbe camminato in carne e ossa in mezzo al suo popolo, mai avrebbe solo immaginato che Dio si sarebbe fatto carne in Gesù. Invece lo ha fatto. E non per condannare il mondo disobbediente, ma per salvarlo una volta per tutte.
Celebrare la solennità della Santissima Trinità significa riconoscere la premura di Dio, la sua fedeltà nei confronti degli uomini: un Dio che non si è disinteressato delle vicende umane, ma si è fatto tutto a tutti per raggiungere tutti. Animati dallo Spirito Santo, tale premura e prossimità è chiesta ora a ciascuno di noi, cercando sempre di tendere alla perfezione, coltivando gli stessi sentimenti di Gesù e vivendo in pace, ricorda san Paolo nella II lettura (2Cor 13,11-13). Una Festa quindi che non va vissuta da spettatori, ma che chiede a ciascuno di “Camminare con” gli altri, di farsi prossimi (cfr Lc 15).
Preghiera
“Conserva incontaminata questa fede retta che è in me e, fino al mio ultimo respiro, dammi ugualmente questa voce della mia coscienza, affinché io resti sempre fedele a ciò che ho professato nella mia rigenerazione, quando sono stato battezzato nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo”.
(Sant’Ilario di Poitiers)
APPROFONDIMENTO
Un Mistero non contro la ragione
Il mistero della Santissima Trinità è un mistero e come tale non può essere compreso. Ma non per questo è qualcosa d’irragionevole. Nella dottrina cattolica ciò che è mistero è sì indimostrabile con la ragione, ma non è irrazionale, cioè non è in contraddizione con la ragione.
La ragione conduce all’unicità di Dio: Dio è assoluto e logicamente non possono esistere più assoluti. Ebbene, la ragionevolezza del mistero della Trinità sta nel fatto che esso non afferma l’esistenza di tre dei, bensì di un solo Dio che però è in tre Persone uguali e distinte. Nel Credo si afferma: «Credo in un solo Dio in tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo». Quale è il Padre, tale è il Figlio e tale è lo Spirito Santo. Increato è il Padre, increato è il Figlio, increato è lo Spirito Santo. Onnipotente è il Padre, onnipotente è il Figlio, onnipotente è lo Spirito Santo. Tuttavia non vi sono tre increati, tre assoluti, tre onnipotenti, ma un increato, un assoluto e un onnipotente. Dio e Signore è il Padre, Dio e Signore è il Figlio, Dio e Signore è lo Spirito Santo; tuttavia non vi sono tre dei e signori, ma un solo Dio, un solo Signore (Simbolo atanasiano).
Per capire qualcosa della Trinità, ma senza la possibilità di esaurirne il mistero, si può utilizzare questa analogia. La Sacra Scrittura dice che quando Dio creò l’uomo, lo creò a sua “immagine” (Genesi 1,27). Dunque, nell’uomo si trova una lontana ma comunque presente immagine della Santissima Trinità.
L’uomo possiede la mente e la mente genera il pensiero. Il pensiero, contemplato dalla mente, è amato, e così dal pensiero e dalla mente procede l’amore. Ora mente, pensiero, amore, sono tre cose ben distinte fra loro, ma assolutamente inseparabili l’una dall’altra, tanto che si può dire che siano nell’uomo una cosa sola.
Nella Trinità il Padre è mente, che da tutta l’eternità genera il suo Pensiero perfettissimo (il Logos). Il Pensiero, generato eternamente dal Padre, sussiste, come persona distinta, ed è lo Spirito Santo.
Ma come la mente, il pensiero e l’amore sono nell’uomo tre cose distinte, ma assolutamente inseparabili, così il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sebbene sussistano come persone distinte, sono però un Dio solo.
Un grande insegnamento sull’amore vero
Fin qui cose che solitamente si conoscono. Invece ciò di cui solitamente non si parla è il fatto che il mistero della Trinità esprime chiaramente quanto l’amore debba essere giudicato dalla verità. Vediamo in che senso.
Come abbiamo già avuto modo di dire, la Trinità è costituita dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Non si dice: dallo Spirito Santo, dal Figlio e dal Padre o dal Figlio, dal Padre e dallo Spirito Santo, ma: dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Il tutto in una successione logica ma non cronologica. Ciò vuol dire che senza il Figlio non ci sarebbe lo Spirito Santo e senza il Padre non ci sarebbe il Figlio. Ma – e anche questo lo abbiamo detto – non è che il Padre abbia creato il Figlio e il Figlio abbia creato lo Spirito Santo. Perché, se così fosse, il Figlio e lo Spirito Santo sarebbero delle creature e ciò non è.
Dunque una successione logica ma non nel tempo (cronologica). Il Cristianesimo ortodosso (quello dei Russi, dei Serbi, dei Greci, per intenderci) è lontano dal Cattolicesimo non solo perché non riconosce il Primato del Vescovo di Roma (il Papa), ma anche perché, a proposito della Trinità, non riconosce la dottrina cosiddetta del Filioque, cioè che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. Lo Spirito Santo – secondo gli ortodossi – procederebbe solo dal Padre.
Questione di lana caprina, direbbe qualcuno. Inutili pignolerie, direbbero altri. E invece no, la questione è importante, per non dire importantissima.
Didatticamente si attribuisce al Padre l’azione della creazione, al Figlio quella della redenzione, allo Spirito Santo quella della santificazione. Questo non vuol dire che nel momento della creazione il Padre agiva e il Figlio e lo Spirito Santo non partecipavano, oppure nella redenzione il Figlio agiva e il Padre e lo Spirito Santo erano assenti… Nella creazione ha agito tanto il Padre, quanto il Figlio, quanto lo Spirito Santo e così nella redenzione… ma metodologicamente si dice così: il Padre crea, il Figlio redime, lo Spirito Santo santifica.
Il Figlio è chiamato anche Verbo (Parola) per indicare il fatto che è il Dio che si manifesta, che si comunica. Il Figlio è anche il Logos, la Verità, mentre lo Spirito Santo è l’Amore. Ed ecco il punto nodale. Già in Dio è pienamente rispettata la processione logica verità-amore. L’amore deve essere sempre giudicato dalla verità, altrimenti può diventare anche la cosa più terribile.
Facciamo un esempio. Un padre di figli lascia la famiglia perché “s’innamora” di un’altra donna: fa bene? Oggi molti risponderebbero di sì e direbbero: se lo ha fatto per amore… Due uomini o due donne s’innamorano e decidono di vivere insieme: fanno bene? Se lo fanno per amore… Ma questo è il punto. L’amore se non è giudicato dalla verità diventa il contrario di sé. Facciamo un altro esempio. Perché Hitler e i suoi decisero di perseguitare gli Ebrei? La risposta può sembrare paradossale ma non lo è: per troppo “amore” nei confronti della razza ariana. Perché Stalin decise di sterminare milioni e milioni di piccoli proprietari? Per troppo “amore” nei confronti dello Stato socialista. Perché Robespierre decise di tagliare teste su teste? Per troppo “amore” nei confronti della Rivoluzione che sentiva minacciata. Ecco cos’è l’amore sganciato dalla verità. E, se si riflette bene, questo è uno degli errori più tipici dei nostri tempi. C’è chi si lamenta che oggi c’è poco amore. Verrebbe da dire: no, non è così, oggi ciò che manca non è l’amore, ma la consapevolezza della Verità, che è un’altra cosa! Oggi ciò che manca è la convinzione che l’amore – perché sia vero – deve essere giudicato dalla verità.
Bisognerebbe ritornare a meditare sulla natura di Dio per capire come già nella Sua intima natura è presente questa verità, e cioè che l’amore è vero se è conforme al Vero. Solo così si potrà anche capire perché mai la Chiesa Cattolica ha tenuto fermo sul punto del Filioque.