Condividiamo l’articolo di Roberta Pumpo pubblicato oggi su ROMASette .it:
Il vicegerente ha presieduto la Messa a San Benedetto al Gazometro, nella Giornata di preghiera per la pace promossa dalla diocesi di Roma. «Oggi si fa prevalere il calcolo umano, la legge del più forte. La pace ha bisogno di buon senso».
“Ora et labora” è la regola dell’Ordine fondato da san Benedetto da Norcia, patrono d’Europa. Ma è anche il grido che si alza nel vecchio continente, turbato da una guerra che si protrae da un anno e cinque mesi, dove si lavora alacremente per tentare una mediazione e si prega per la pace, perché «non ci sono ragioni che possono giustificare la guerra. L’umanità deve tornare a usare il buon senso». Lo ha detto il vescovo Baldo Reina, vicegerente della diocesi e ausiliare per il settore Ovest, in occasione della Giornata di preghiera promossa dalla diocesi di Roma con tema “Annunciamo il Vangelo della Pace”. Ieri sera, 11 luglio, memoria liturgica del santo da Norcia, il presule ha presieduto la Messa nella parrocchia di San Benedetto al Gazometro, affidata alla Società del Verbo Divino. Un segno «forte e significativo», per implorare il dono della pace in Ucraina e in tutte le terre devastate dai conflitti.
Il pensiero di Reina è rivolto a tutti coloro che quotidianamente «sono costretti a lasciare la casa, le famiglie, gli affetti, il lavoro» e a chi in poche ore ha perso ogni cosa a causa dei bombardamenti. «Noi siamo fortunati perché viviamo in un contesto di pace – ha detto – ma non possiamo dimenticare chi ogni giorno soffre per la guerra. La pace deve partire dal nostro cuore». La liturgia del giorno proponeva un brano tratto dal Libro dei Proverbi che invita a vivere una vita sapiente, intelligente, prudente. Se l’uomo «provasse ad applicare questi criteri – ha proseguito il vicegerente nella sua omelia – non dovrebbe trovare motivi per fare la guerra. Oggi sembra che sia saltata la base dell’intelligenza, del ragionamento, dell’incontro, del dialogo». Ha quindi ricordato i tentativi di mediazione portati avanti in questi mesi dal cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi, impegnato in una missione di pace voluta da Papa Francesco. Nel mese di giugno il porporato è stato prima a Kiev e poi a Mosca. Incontri che «hanno l’obiettivo di provare a ragionare e a far ragionare – ha rimarcato il vescovo -. Quando ci si incaponisce e ci si intestardisce sul tema della guerra significa che alla base manca una lucida riflessione. Oggi si fa prevalere il calcolo umano, la legge del più forte, di chi fa irruzione in un altro territorio e di chi si deve difendere con le armi. La pace ha bisogno di buon senso».
Questo, ha spiegato ancora il vicegerente, non riguarda solo i grandi conflitti ma anche quelli che si combattono tra le mura domestiche. «Ci meravigliamo quanto ci sono conflitti fuori dai confini – ha affermato – ma poi siamo capaci di riproporli in famiglia. Non si può agire d’istinto. L’uomo ha la ragione, che nel cristiano è illuminata dalla fede, dalla Parola». Riflettendo sul brano del Vangelo nel quale Pietro chiede a Gesù quale sarà la ricompensa dei discepoli che hanno lasciato tutto per mettersi alla sequela di Cristo, il vescovo ha spiegato che anche «la ricerca della pace richiede una condizione di esodo, di uscita dei propri interessi. Non si può trovare la pace se si rimane ancorati nel proprio interesse egoistico. Impegniamoci a portare una cultura di pace a partire dalle nostre famiglie», è l’esortazione.
Tra i concelebranti monsignor Francesco Pesce, incaricato dell’Ufficio per la pastorale sociale, del lavoro e della custodia del Creato della diocesi di Roma, il parroco e il vice parroco di San Benedetto, rispettivamente padre Vivian Furtado e padre Juraj Cibula, insieme ad altri sacerdoti della Società del Verbo Divino. Per don Pesce la risposta alla domanda di pace «risiede nel cuore di ciascuno di noi. Tutto dipende dai nostri cuori e dal dono di grazia. Il Signore troverà le strade giuste per ascoltare le nostre preghiere e le armi taceranno in tutto il mondo. Noi, però, non dobbiamo perdere la speranza e la costanza nella preghiera». In merito alla missione del cardinale Zuppi ha osservato che «parla di speranza. Al momento si sta seminando e a poco a poco i frutti matureranno».