A 50 anni dal convegno del 1974, continua la riflessione sui “mali di Roma”. La lettera ai romani del Cardinale per i 50 anni dal convegno ecclesiale

Nell’Aula della Conciliazione l’evento “(Dis)uguaglianze”, promosso dalla diocesi. De Donatis: «Oggi come allora la città è attraversata da profonde inquietudini sociali». Galeone (Fondazione Di Liegro): la solitudine, «moltiplicatore di fragilità». Le testimonianze di alcuni relatori di allora.

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 Il convegno del febbraio 1974, passato alla storia come convegno sui “Mali di Roma”, fu un evento profetico, generò speranza e suscitò grande fermento sociale, ma incontrò anche incomprensioni, ostilità e resistenze. Grazie a vecchie registrazioni ieri pomeriggio, 19 febbraio, è stato possibile rivivere quei giorni ascoltando le voci di alcuni dei 706 intervenuti, tra cui il giovane laureando Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, don Roberto Sardelli, fondatore della “Scuola 725”, il giurista Vittorio Bachelet, che esattamente sei anni dopo sarebbe stato ucciso dalle Brigate Rosse. Le loro voci sono risuonate nell’Aula della Conciliazione del Palazzo apostolico lateranense durante “(Dis)uguaglianze”, evento promosso dalla diocesi nel 50° anniversario del convegno sui “Mali di Roma”.

In apertura dei lavori, la lettura del messaggio indirizzato al cardinale vicario Angelo De Donatis dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha ricordato che l’assise del 1974 ebbe «il merito di richiamare l’attenzione sui temi del degrado, della povertà e dell’emarginazione, con un’attenzione privilegiata per le periferie e le condizioni più fragili». Nel testo –  letto da Giulia Rocchi dell’Ufficio per le comunicazioni sociali del Vicariato -, il presidente Mattarella ha anche osservato che «nel corso degli anni i richiami alla solidarietà, all’inclusione, all’accoglienza, all’assistenza conservano il loro valore e la loro attualità di fronte a nuove forme di emarginazione e di solitudine che sovente si affiancano a quelle antiche».

Nelle parole di De Donatis, la constatazione che «oggi come allora Roma è attraversata da profonde inquietudini sociali». Ricorda bene quei giorni del ’74: aveva 20 anni e «l’eco di quello che avveniva» arrivava anche nelle aule del seminario. Il porporato sogna che «la Chiesa di Roma riprenda lo spirito di partecipazione e consapevolezza di quell’evento ecclesiale e cittadino» e invita tutti a fare «ogni sforzo senza cadere nel fatalismo sociale». L’auspicio è che la memoria del convegno «possa portare frutto. Per fare cose nuove – ha concluso – occorre vita nuova». Dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri e dal presidente della Regione Lazio Francesco Rocca la disponibilità a collaborare per una città più inclusiva. Per il primo, lo sforzo fatto a metà del secolo scorso che ha portato al superamento delle baraccopoli e all’edificazione di nuovi quartieri non è coinciso con la capacità di «proseguire e completare quell’opera di inclusione e cittadinanza». Parlando dell’emergenza abitativa e dei servizi carenti in molti quartieri, ha rivelato che per quanto possa apparire «incredibile, ci sono migliaia e migliaia di romani che non hanno ancora le fogne né l’illuminazione». Il governatore del Lazio Rocca ritiene «necessaria una rinnovata fase di confronto istituzionale che porti risultati concreti per la città. Avere una Chiesa che comunque trovi nuovamente quella forza costante di dialogare rappresenta l’occasione per far crescere il modo in cui amministriamo».

Don Federico Corrubolo, docente di Storia moderna e contemporanea all’Istituto Ecclesia Mater, ha presentato l’archivio sonoro del convegno del ’74 costituito da otto nastri e 13 cassette sulle quali l’ingegnere Franco Placidi, amico personale di don Luigi Di Liegro – tra gli artefici del convegno -, registrò 90 ore di lavori con tutti i 706 interventi, più i dibattiti in 10 diversi luoghi della città ai quali parteciparono oltre 5mila persone. Nell’Aula sono stati diffusi spezzoni degli interventi registrati il 13 febbraio 1974 nel cinema Don Orione della parrocchia Ognissanti, moderati da Bachelet. Per Andrea Riccardi, «la Chiesa resta una risorsa importante, non più però in una Roma brulicante di soggetti ma nel vuoto di un’atomizzazione indifferente. La Chiesa è ancora un fatto di popolo, una realtà unica nella città. Basta fare un segno e la gente c’è, basta che si muova e la gente se ne accorge, basta che parli parole comuni e la gente le ascolta».

(dis)uguaglianze, Giuseppe De Rita (sociologo e fondatore del Censis), 19 febbraio 2024
Giuseppe De Rita

Il sociologo e fondatore del Censis Giuseppe De Rita era tra i relatori del 1974, un convegno che è stato «commemorato ma mai ripreso. È stato l’inizio di una cultura umana. Oggi, invece, c’è il primato di un soggettivismo personale difficile da smontare». Luigina Di Liegro, segretaria generale della Fondazione internazionale Don Luigi Di Liegro, parlando della sua esperienza in Fondazione e dei “mali” della società odierna si è soffermata sui ragazzi che «soffrono patologie un tempo sconosciute, che interessano soprattutto la sfera emotiva e psicologica. Senso di inadeguatezza, apatia, forme diffuse di ansia e depressione. Ragazzi che vedono nell’isolamento l’unica via di fuga dalle proprie paure». Per Pierciro Galeone, vicepresidente della Fondazione Di Liegro, «il moltiplicatore della fragilità» è rappresentato dalla solitudine. A Roma, ha detto, «le famiglie composte da una sola persona sono il 46%. Nel centro storico sono quasi al 60%». Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma, ritiene necessario «aprire la stagione di un nuovo umanesimo attraverso la strada della condivisione con i poveri e i più fragili della città, per promuoverne concretamente i diritti e valorizzarne al tempo stesso le risorse, le capacità e anche le responsabilità. Non c’è futuro per Roma – ha aggiunto – se i cittadini, con gli amministratori e con chi ha ruoli di responsabilità, non si convincono che servono scelte serie, coraggiose, continuative nel tempo per riscattare dall’emarginazione troppe persone di ogni età, che sono gli scarti del nostro tempo».

(Articolo di ROMASette.it del 20 febbraio 2024)

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