𝗜𝗩 𝗱𝗼𝗺𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗶 𝗤𝘂𝗮𝗿𝗲𝘀𝗶𝗺𝗮
𝘊𝘰𝘮𝘦 𝘔𝘰𝘴𝘦̀ 𝘪𝘯𝘯𝘢𝘭𝘻𝘰̀ 𝘪𝘭 𝘴𝘦𝘳𝘱𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘯𝘦𝘭 𝘥𝘦𝘴𝘦𝘳𝘵𝘰, 𝘤𝘰𝘴𝘪̀ 𝘣𝘪𝘴𝘰𝘨𝘯𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘪𝘢 𝘪𝘯𝘯𝘢𝘭𝘻𝘢𝘵𝘰 𝘪𝘭 𝘍𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘶𝘰𝘮𝘰 (𝘎𝘷 3,14)
Che paura i serpenti! È dall’inizio della Bibbia e della storia dell’umanità che si sono guadagnati una brutta fama: subdoli, maliziosi, pericolosi anzi letali.
Basta un morso per iniettare nella vittima un veleno che non le dà scampo. Anche il popolo d’Israele ne aveva fatto esperienza nel deserto, là dove era più difficile difendersi. Eppure, Dio aveva dato un antidoto: volgere lo sguardo ad un serpente di bronzo, innalzato da Mosè su un bastone.
Immagine misteriosa e paradossale. Tanti serpenti che uccidono e un solo serpente che ridà la vita. Un veleno che può diventare farmaco, medicina. Una morte che non è come tutte le altre, perché è solo un passaggio verso la vita eterna. Il Figlio di Dio morto crocifisso per amore dei suoi, la cui morte diventa vita per chi non scappa e resta ai piedi di quella croce.