Il 18 marzo 2020 decine di camion militari carichi di bare uscirono da Bergamo. Trasportavano i defunti verso altre regioni, per la cremazione, perché in città c’erano già troppi morti. Una foto scattata da un balcone ritraeva il triste corteo. Fece il giro del mondo e divenne il simbolo della tragedia vissuta dal nostro Paese nella primavera del 2020, durante la pandemia di Covid-19.
Quei defunti non ebbero neanche un funerale, come tutti gli altri deceduti in quel periodo. Per questo la data del 18 marzo è stata scelta dal Parlamento italiano per celebrare la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di Coronavirus, istituita nel 2021. Una ricorrenza civile, ma che viene ricordata anche dalla diocesi di Roma: lunedì 18 marzo infatti, alle ore 18, il cardinale vicario Angelo De Donatis presiederà la celebrazione eucaristica al Nuovo Santuario della Madonna del Divino Amore, a Castel di Leva. Durante la liturgia, si pregherà in modo particolare per quanti hanno perso la vita e per quanti sono guariti; al termine della celebrazione sarà piantato un ulivo a ricordo della Giornata.
«Per noi credenti la memoria coincide sempre con il celebrare l’Eucaristia – osserva il vescovo Benoni Ambarus, delegato diocesano per l’ambito della Diaconia della carità – anche perché tante persone morte in quel periodo non hanno avuto funerali. Quello del 18 marzo sarà un modo, come comunità diocesana, non per celebrare il dolore, ma per superare il dolore». La pianta di ulivo poi vuole essere «un ricordo specifico e concreto», sottolinea ancora il presule; l’albero sarà piantato nel terreno nella zona vicina all’ingresso dell’Ufficio postale, un punto molto frequentato. Accanto alla pianta, inoltre, verrà scoperta una targa in ricordo delle vittime della pandemia di Covid-19.
«Sono invitati in modo particolare a partecipare alla celebrazione di lunedì 18 marzo – prosegue Ambarus – medici, infermieri e operatori sanitari, che sono stati in prima linea nel combattere il coronavirus, ma anche tutti coloro che hanno perso un amico o un familiare a causa del Covid. Sarà un modo per ritrovarci come comunità diocesana».