Il prossimo 24 marzo ricorre la trentaduesima Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri, promossa da Missio, organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana. Per l’occasione, martedì 26 marzo, alle ore 18.30, nella basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, Santuario dei “Nuovi Martiri e Testimoni della fede” del XX e XXI secolo, avrà luogo una solenne “Veglia di preghiera in ricordo di coloro che in questi ultimi anni hanno dato la vita per la causa del Regno di Dio”.
Il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, presiederà e commenterà il Vangelo che la vita e la morte stesse di queste donne e questi uomini rappresentano i cristiani e per il mondo.
Saranno evocati i nomi e le vicende di religiose e religiosi, laici e pastori: i missionari censiti dall’agenzia Fides e, oltre a loro, anche ortodossi, anglicani ed evangelici in quell’ecumenismo del sangue più volte richiamato da Papa Francesco. «Ricordare questi testimoni della fede e pregare in questo luogo – furono le sue parole, in occasione della sua visita nell’aprile 2017 – è un grande dono. È un dono per la Comunità di Sant’Egidio, per la Chiesa in Roma, per tutte le Comunità cristiane di questa città, e per tanti pellegrini. L’eredità viva dei martiri dona oggi a noi pace e unità. Essi ci insegnano che, con la forza dell’amore, con la mitezza, si può lottare contro la prepotenza, la violenza, la guerra e si può realizzare con pazienza la pace».
«La presenza di rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane insieme ai figli e figlie della Chiesa di Roma, renderà ragione della speranza di cui sono portatori, nei diversi continenti e contesti storici», osserva monsignor Marco Gnavi, responsabile dell’Ufficio per l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e i nuovi culti della diocesi di Roma. Negli ultimi mesi il Santuario si è arricchito delle memorie di suor Maria de Coppi, comboniana ottantaquattrenne uccisa nel Nord del Mozambico, e di suor Luisa Dell’Orto, piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld, assassinata ad Haiti; come anche della visita dell’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, che qui ha pregato presso le reliquie dei martiri anglicani uccisi in nome della pace nelle Isole Salomone. «Nel contesto attuale di incertezza planetaria, di conflitti e di povertà crescenti – prosegue monsignor Gnavi –, questo appuntamento di preghiera offerto ai fedeli di Roma è espressione del desiderio di questa diocesi di camminare sulle vie della speranza, della fede e della carità così luminosamente indicate dai martiri contemporanei che, al male in tutte le sue forme, hanno resistito con il bene della loro umanità fecondata dal Vangelo».
«La Giornata dei missionari martiri si celebra il 24 marzo perché in quella data, nel 1980, venne ucciso l’arcivescovo salvadoregno san Óscar Arnulfo Romero, mentre celebrava l’Eucaristia – ricorda padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio per la cooperazione missionaria tra le Chiesa della diocesi di Roma –. La memoria dei missionari/e martiri prende ispirazione da quel tragico evento, non solo per ricordare il sacrificio di quanti lungo i secoli hanno immolato la propria vita proclamando la Buona Notizia, ma anche per affermare la consapevolezza che la missione, in quanto donazione, è espressione dell’amore misericordioso di Dio. La martyria è testimonianza ed è estremamente importante ricordarla e commemorarla, soprattutto tenendo conto della grande crisi valoriale in atto. Questi uomini e queste donne di buona volontà sono davvero stati testimoni dei valori del Regno, che sono giustizia, pace, cura del creato, nel nome di Dio».
“Un cuore che arde” è il tema scelto per la Giornata. «Si tratta – spiega Giovanni Rocca, segretario nazionale di Missio Giovani – di un riferimento al brano dei discepoli di Emmaus che ha guidato il nostro cammino durante il mese missionario. Richiama la forza della testimonianza dei martiri che, come Gesù attraverso la condivisione della Parola e il pane spezzato, con il loro sacrificio accendono una luce e riscaldano i cuori di intere comunità cristiane, ispirando una nuova conversione, dedizione al prossimo e al bene comune».