Preghiamo perché il sacramento dell’Unzione degli infermi doni alle persone che lo ricevono e ai loro cari la forza del Signore, e diventi sempre più per tutti un segno visibile di compassione e di speranza.
Per la pastorale degli infermi è l’intenzione di preghiera di Francesco per questo mese. E proprio al sacramento dell’Unzione degli infermi è dedicato Il Video del Papa, che accompagna le sue parole.
Nel videomessaggio, diffuso attraverso la Rete Mondiale di Preghiera del Papa, Francesco chiede di pregare “perché il sacramento dell’Unzione degli infermi doni alle persone che lo ricevono e ai loro cari la forza del Signore, e diventi sempre più per tutti un segno visibile di compassione e di speranza”.
Il conforto, motore della speranza
“Quando il sacerdote si avvicina a una persona per amministrarle l’Unzione degli infermi, non sta necessariamente aiutandola a congedarsi dalla vita. Pensarla così significa rinunciare a ogni speranza. È dare per scontato che dopo il sacerdote arriverà il becchino”, afferma Francesco all’inizio del video.
I sacramenti della Chiesa sono doni; sono le forme in cui Gesù si rende presente per benedire, incoraggiare, accompagnare, consolare. La Chiesa crede e confessa che il sacerdote viene in aiuto amministrando l’Unzione degli infermi, un sacramento che offre conforto a coloro che soffrono di una malattia e ai loro cari.
Un sacramento di dimensione comunitaria
L’invito di Papa Francesco alla preghiera di tutta la Chiesa è un modo per rendere visibile che l’Unzione degli infermi è un sacramento di natura comunitaria e relazionale.
“Nel momento del dolore e della malattia noi non siamo soli: il sacerdote e coloro che sono presenti durante l’Unzione degli infermi rappresentano infatti tutta la comunità cristiana che, come un unico corpo si stringe attorno a chi soffre e ai familiari, alimentando in essi la fede e la speranza, e sostenendoli con la preghiera e il calore fraterno”, ha affermato il Papa a febbraio 2014, davanti a migliaia di fedeli, in un’udienza generale dedicata a questo sacramento.
La vicinanza di Gesù
Questo sacramento assicura la vicinanza di Gesù al dolore di chi è gravemente malato o anziano, il sollievo delle sue sofferenze e il perdono dei suoi peccati, ma non va accostato a un miracolo di guarigione del corpo o alla morte imminente.
L’Unzione degli infermi è, molte volte, il sacramento dimenticato o meno riconosciuto, come aggiunse il Papa proprio in quell’udienza del 2014. Tuttavia, “è Gesù stesso che arriva per sollevare il malato, per dargli forza, per dargli speranza, per aiutarlo; anche per perdonargli i peccati. E questo è bellissimo!”: da qui viene la sua importanza pastorale.
Le immagini che accompagnano le parole di Francesco a corredo dell’intenzione di preghiera di questo mese – girate in due diocesi statunitensi: quella di Allentown, in Pennsylvania, e quella di Los Angeles, in California – evidenziano proprio i contesti differenti in cui il sacramento può essere amministrato. Nel video, realizzato proprio da un team di professionisti dell’arcidiocesi di Los Angeles, si intrecciano infatti due storie apparentemente molto diverse per età e situazione clinica del malato, ma unite dalla grazia del sacramento e dal grande affetto dei cari che si stringono intorno a chi lo riceve.
L’Unzione degli Infermi alla luce dei Vangeli
Padre Frédéric Fornos S.J., Direttore Internazionale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, sottolinea che, sebbene molti abbiano riscoperto la profondità del sacramento dell’Unzione degli infermi, esso viene ancora spesso inteso come un modo per preparare i malati alla morte. “Lo dice proprio Papa Francesco, ricordando che quando qualcuno è gravemente malato si tende sempre a posticipare il sacramento dell’Unzione degli infermi: c’è un po’ l’idea che dopo il sacerdote arrivino le pompe funebri (Udienza Generale del 26 febbraio 2014). Per questo, Papa Francesco desidera che questo mese possiamo riscoprire tutta la profondità e il vero senso di questo sacramento: non solo come una preparazione alla morte, ma come un sacramento che offre conforto ai malati in tempi di malattia grave, ai loro cari e forza a coloro che li assistono”.
“La persona malata non è sola; con il sacerdote e le persone presenti, è tutta la comunità cristiana che la sostiene con le sue preghiere, nutrendo la sua fede e la sua speranza, e assicurando a lei e alla sua famiglia che non sono soli nella sofferenza. Tutti conosciamo persone malate, preghiamo per loro, e se riteniamo che stiano affrontando una malattia grave – o magari sono anziani in condizioni sempre più precarie – non esitiamo a proporre loro di vivere questo sacramento di consolazione e speranza”, ha concluso Padre Fornos.