Alla fine del secolo scorso poca era la popolazione insediata nella zona sud di Roma che si estendeva dall’Aventino (S. Saba) alla Basilica di S. Paolo, dalla Portuense all’Appia Antica (Quo Vadis). Questi in realtà furono i limiti iniziali stabiliti per la parrocchia di cui trattiamo. Non appena però presero consistenza le prime strutture industriali, subito questa zona divenne molto popolosa e ci si preoccupò affinchè non mancasse l’assistenza spirituale.
Nel bollettino parrocchiale del 20 ottobre 1935, cosi si legge infatti:
“Nel 1915, abbattuta la cappellina vetusta, lo zelante parroco di S. Paolo, tanto lavorò finchè per l’inverno 1916 si potè adottare a cappella provvisoria una specie di baracca addossata alla costruzione che per le suore si andava facendo in via Caboto e che divenne più tardi la palestra e il teatrino dell’Istituto Regina Pacis delle Reverende Maestre Pie Filippini…”.
L’ ing. Castelli, che curò la ricostruzione della seconda Chiesa, nella sua relazione casi scrive: “intorno al Gazometro, sulla via Ostiense, vi si era da poco formato un popoloso quartiere prevalentemente operaio, che per essere troppo distante dalla Basilica di S. Paolo – l’unica parrocchia – ben presto risentiva della vita spirituale.
Fu nel 1912 che il Sommo Pontefice Pio X, allo scopo di provvedere alla vita religiosa del quartiere, acquistò un appezzamento di terreno sul quale costruire una Chiesa che doveva diventare parrocchia. Tuttavia il Sommo Pontefice morì prima della realizzazione dei suo desiderio.
Benedetto XV, che gli succedette, fece suo il proposito del predecessore, e volle che si approntassero i progetti della Chiesa e degli edifici per le opere parrocchiali, e si iniziassero i lavori. Ma un complesso di circostanze avverse, non solo fecero procedere assai lentamente i lavori, ma alla morte del Pontefice Benedetto XV (1922), della Chiesa che doveva essere dedicata al Santo di cui il Papa aveva assunto il nome, non vi erano che i pilastri e il tetto.
Nel 1925 il Santo Padre Pio XI volle che l’opera fosse terminata nelle sue parti essenziali e che i sacerdoti della Compagnia di San Paolo vi iniziassero il Culto e le loro attività parrocchiali.”.
C’è da credere che l’affidamento dell’erigenda Parrocchia di S. Benedetto, ai membri della giovane compagnia di San Paolo, fu dettata da circostanze e coincidenze provvidenziali. Infatti contemporaneamente al sorgere dell ‘affollato, periferico, attivo quartiere intorno a fabbriche, mercati generali, centrale del gas, concerie ecc. che presentava tuttavia caratteristiche prettamente “missionarie”, nasceva a Milano, sul finire del 1920, Benedetta dall’ Arcivescovo Cardinal Ferrari (da poco Beato) e ispirandosi alla sua sensibilità apostolica, l’Istituto Secolare denominato “Compagnia di San Paolo”, e altrettanto quasi contemporaneamente saliva al Soglio pontificio Sua Eminenza il Cardinal Ratti, cioè Pio XI, che, sebbene per pochi mesi, aveva guidato la diocesi milanese quale successore proprio dello stesso Cardinal Ferrari.
La Compagnia di San Paolo, tramite i suoi membri giovani e generosi, rappresentò in quel momento l’immediata e concreta risposta agli appelli dei Papi e particolarmente alle preoccupazioni pastorali del Cardinal Ferrari che chiedevano di arginare decisamente con spirito, mezzi, tecniche e metodi intelligenti e nuovi, lo sfaldamento della società travolta dall’inesorabile avanzare della cosiddetta “civiltà industriale” che, senz ‘anima, rilevanti scrupoli e per soli fini materiali concentrati esclusivamente nelle mani di rari privilegiati, obbligava la maggioranza delle persone a vivere in agglomerati urbani anonimi dove davvero poco, o nullo, era lo spazio destinato ai sentimenti dell’amore, al rispetto e accoglienza degli anziani, alla disponibilità verso le famiglie e i figli, alla cultura per le sane tradizioni, ai valori della dignità della persona umana intesa in tutti i suoi bisogni e componenti.
Il fenomeno ormai, sopraggiungendo dal nord, investiva ogni parte d’Europa, con le identiche caratteristiche negative. Anche a Roma dunque, e particolarmente in questa zona dell’Ostiense. Nel 1924 don Giovanni Rossi, ex segretario del cardinal Ferrari e fondatore della Compagnia di San Paolo, fu chiamato a Roma in udienza dal Santo Padre Pio XI, il quale aveva già conosciuto e sperimentato a Milano lo stile e lo spirito della
Compagnia di San Paolo, e gli fu affidato l’incarico di curare l’amministrazione dell’ “Osservatore Romano”, di stabilire una sede in via Germanico per i pellegrini dell’Anno Santo 1925, ed altre assistenze religiose e sociali a Colle Vaticano, a Monte del Gallo ed infine di curare l’erigenda parrocchia di San Benedetto smembrata dalla parrocchia di San Paolo fuori le Mura.
Ecco come don Giovanni Rossi ricorda nella “Storia della Compagnia”, l’affidamento della parrocchia: “Nell’ agosto del 1925, un giorno in Segreteria di Stato mi si disse: ‘Il Santo Padre desidererebbe che la Compagnia facesse funzionare la Chiesa di San Benedetto che fu costruita dal Papa Benedetto XV e che tutt’ora è chiusa’; Questa cosa il Santo Padre me la ripeté con tanta bontà dicendomi: ‘lo posso morire, pero se avete a Roma una Chiesa parrocchiale, avete assicurato una vita nella Città dove tutto è eterno’. Mi ricordo che alla veglia della Assunta trovandoci a Roma, sopra un automobile, da via Germanico, veniva portata una statua della Madonna, quella che in tutto il mese di maggio era stata osannata e coperta di fiori nel cortile dell’ “Opera” I di Milano, alla nuova sede di San Benedetto. Sopra l’altare non c’era nulla. Alcune donne stavano pulendo il pavimento innalzando una nuvola di polvere. Io entrai con La mia Madonna in braccio e la posi sopra
l’altare. Ero solo! Mi pareva che la Compagnia non potesse inaugurare la sua Chiesa in Roma con un rito più semplice e più solenne di questo. Maria!!! La stessa notte, dalla vicina cappella delle suore Maestre Pie Filippini, veniva portato Gesù in Sacramento, e don Ercole Gallone, da poco entrato in Compagnia, prendeva immediatamente la cura di questa chiesa dove non c ‘era proprio nulla”.
Continuando ancora racconta: “Abbiamo poi costruito accanto alla nuova chiesa, nel grande spazio circostante, un bell’ edificio (1927) allo scopo di poter fare una vera parrocchia sociale ponendo quasi come vestibolo della chiesa una casa dove tutto il popolo trova la cucina economica, la scuola professionale, la musica, l ‘ambulatorio, il segretariato per il popolo, l’ufficio collocamento ed ancora il ritrovo per gli uomini, per le donne, per i giovani. La nuova casa così è sempre piena e la chiesa sempre affollata”.
Il primo sacerdote, poi primo parroco, che la Compagnia destinò a San Benedetto fu don Ercole Gallone. Egli iniziò a San Benedetto il servizio sacerdotale il giorno dell’Assunta del 1925. Da quel momento la parrocchia è stata sempre gelosamente ma più ancora amorevolmente servita da sacerdoti, paolini e paoline della Compagnia di San Paolo.
Alcune immagini della storia più recente:
Don Gregorini