Carissimi parrocchiani eccomi a voi per iniziare con voi il mio secondo da parroco della nostra parrocchia di San Benedetto.
Lunedì 17 settembre nella Basilica di San Giovanni in Laterano, mi sono ritrovato insieme ai miei confratelli sacerdoti della nostra Diocesi di Roma per pregare insieme e per ascoltare la relazione del nostro vescovo il cardinal Angelo De Donatis, vicario generale del nostro santo Padre Papa Francesco per il nuovo anno pastorale 2018-2019.
In sintesi il cardinal vicario ci ha invitati come singoli e come comunità parrocchiali a porci la domanda “Tu dove sei?” ora, in questo tempo della nostra storia come comunità e come Chiesa locale. Questa è la domanda che ci rivolge oggi il Signore Gesù e a partire da questa domanda e dalle risposte che daremo, ripercorrendo la nostra storia, potrà iniziare un autentico cammino di “guarigione” dalle nostre “malattie spirituali” in modo particolare da quell’individualismo autoreferenziale che crea divisioni e non ci permette di vivere tra di noi la piena comunione nell’esercizio della carità e di testimoniare nel mondo ciò che noi siamo: Il nuovo popolo di Dio, la Chiesa, il “Corpo mistico di Cristo”. Abbiamo bisogno di intraprendere un “nuovo esodo”, abbiamo bisogno di intraprendere cammini di liberazione, in altre parole di un autentico cammino di riconciliazione e di conversione missionaria di tutta la pastorale della comunità cristiana, ancor prima di pensare alle cose da fare. Si tratta, ha chiarito monsignor De Donatis, “di entrare in un modo nuovo di pensare, o meglio in una vita nuova, fatta di esodi di liberazione e di cammini di sequela, più che di temi e di iniziative”.
Il paradigma dell’Esodo, poi, così come indicato da Papa Francesco, sarà il faro che dovrà illuminare l’itinerario comunitario verso il Giubileo del 2025. “Non si tratta solo di meditare i brani dell’Esodo, – ha specificato De Donatis –ma di riviverli”.
“Il Signore che agì allora nella storia di Israele, che ha portato a compimento nella Pasqua di Gesù la sua opera, agisce ancora oggi nella Chiesa e nel mondo: basta che trovi qualcuno, noi, disposti a lasciarci liberare e salvare per collaborare con Lui”.
Allora le due parole d’ordine di questo nuovo anno pastorale saranno: memoria e riconciliazione. Memoria di chi siamo, della nostra storia, personale e comunitaria per riscoprire insieme che Dio opera in e tra di noi e che nessuno deve vantarsi davanti a Lui, anzi dobbiamo riconoscerci poveri e peccatori, solo a queste condizioni, riconoscendoci umili e poveri, Dio può “fare grandi cose”.
Le nostre comunità non sono composte da “duri e puri”, ma da peccatori bisognosi di riconciliazione permanente con Dio e con i fratelli con cui condividiamo la stessa fede nel Signore Gesù. La comunità parrocchiale non è fatta solo, “da quelli che ci scegliamo noi perché ci sono affini o perché abbiamo condiviso uno specifico cammino di fede, ma quella – ha spiegato il cardinale vicario – formata da tutti quelli che il Signore ci dona, ci mette a fianco, come nel caso della parrocchia: sensibilità diverse, esperienze diverse, provenienze diverse, ma tutti accomunati dalla celebrazione dell’unica eucarestia”.
L’anno pastorale 2018-2019 sarà dunque articolato in tre passaggi:
1) A partire da adesso e fino a Natale ci si dovrà focalizzare proprio sulla raccolta, in forma scritta, delle storie comunitarie, quella delle nostre parrocchie, delle comunità religiose, delle associazioni e dei movimenti. Il percorso si snoderà su quattro punti, ispirati dal testo del Deuteronomio: “Ti ho messo alla prova per vedere cosa avevi nel cuore; Ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame; Ti ha nutrito di manna, il tuo mantello non ti si è logorato addosso, il tuo piede non si è gonfiato; Come un padre corregge il figlio, così il Signore Dio corregge te”. (Dt 8,2-4)
2) Da gennaio a Pasqua: si entrerà nel vivo della riconciliazione con Dio e tra di noi rifuggendo la pretesa di autosufficienza, il seguire noi stessi invece che ascoltare la voce di Dio. Gli esercizi spirituali e la celebrazione della Settimana Santa saranno l’occasione per rivivere l’esperienza battesimale.
3) Da Pasqua alla Pentecoste ci si dedicherà all’ascolto del grido della città, passaggio che dovrà essere poi sviluppato meglio nel corso dell’anno successivo. Si dovranno mettere a fuoco le sofferenze familiari, il grido dei poveri e degli stranieri, le situazioni di alienazione o addirittura di sfruttamento vissute nel lavoro, le ingiustizie subite a causa dei sistemi di corruzione, la rassegnazione di chi non cerca più un senso per la vita.
Roma 22 settembre 2018
Don Vincenzo Sarracino
parroco
Mi piace:
Mi piace Caricamento...