SANTA QUARESIMA 2020

Il 26 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, inizia la Quaresima. È il «tempo forte» che prepara alla Pasqua, culmine dell’Anno liturgico e della vita di ogni cristiano. La Quaresima si conclude il Giovedì Santo con la Messa in Coena Domini (in cui si fa memoria dell’istituzione dell’Eucaristia e in cui si svolge il rito della lavanda dei piedi) che apre il Triduo Pasquale. Quest’anno la Pasqua viene celebrata il 12 aprile. Come dice san Paolo, la Quaresima è «il momento favorevole» per compiere «un cammino di vera conversione» così da «affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male», si legge nell’orazione colletta all’inizio della Messa del Mercoledì delle Ceneri. Questo itinerario di quaranta giorni che conduce al Triduo pasquale, memoria della passione, morte e risurrezione del Signore, cuore del mistero di Salvezza, è «un entrare nel deserto del creato per farlo tornare ad essere quel giardino della comunione con Dio che era prima del peccato delle origini», come ci ricorda Papa Francesco.

Le Ceneri

Il Mercoledì delle Ceneri è giorno di digiuno e astinenza dalle carni (così come lo è il Venerdì Santo, mentre nei Venerdì di Quaresima si è invitati all’astensione dalle carni). Come ricorda uno dei prefazi di Quaresima, «con il digiuno quaresimale» è possibile vincere «le nostre passioni» ed elevare «lo spirito». Durante la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri il sacerdote sparge un pizzico di cenere benedetta sul capo o sulla fronte. Secondo la consuetudine, la cenere viene ricavata bruciando i rami d’ulivo benedetti nella Domenica delle Palme dell’anno precedente. La cenere imposta sul capo è un segno che ricorda la nostra condizione di creature ed esorta alla penitenza.

Allora buona e santa Quaresima di autentica conversione e affidamento alla Volontà divina desiderosa unicamente della nostra salvezza.

Don Vincenzo

 

 

 

IL NUOVO ANNO PASTORALE 2018-2019

 

Carissimi parrocchiani eccomi a voi per iniziare con voi il mio secondo da parroco della nostra parrocchia di San Benedetto.
Lunedì 17 settembre nella Basilica di San Giovanni in Laterano, mi sono ritrovato insieme ai miei confratelli sacerdoti della nostra Diocesi di Roma per pregare insieme e per ascoltare la relazione del nostro vescovo il cardinal Angelo De Donatis, vicario generale del nostro santo Padre Papa Francesco per il nuovo anno pastorale 2018-2019.
In sintesi il cardinal vicario ci ha invitati come singoli e come comunità parrocchiali a porci la domanda “Tu dove sei?” ora, in questo tempo della nostra storia come comunità e come Chiesa locale. Questa è la domanda che ci rivolge oggi il Signore Gesù e a partire da questa domanda e dalle risposte che daremo, ripercorrendo la nostra storia, potrà iniziare un autentico cammino di “guarigione” dalle nostre “malattie spirituali” in modo particolare da quell’individualismo autoreferenziale che crea divisioni e non ci permette di vivere tra di noi la piena comunione nell’esercizio della carità e di testimoniare nel mondo ciò che noi siamo: Il nuovo popolo di Dio, la Chiesa, il “Corpo mistico di Cristo”. Abbiamo bisogno di intraprendere un “nuovo esodo”, abbiamo bisogno di intraprendere cammini di liberazione, in altre parole di un autentico cammino di riconciliazione e di conversione missionaria di tutta la pastorale della comunità cristiana, ancor prima di pensare alle cose da fare. Si tratta, ha chiarito monsignor De Donatis, “di entrare in un modo nuovo di pensare, o meglio in una vita nuova, fatta di esodi di liberazione e di cammini di sequela, più che di temi e di iniziative”.
Il paradigma dell’Esodo, poi, così come indicato da Papa Francesco, sarà il faro che dovrà illuminare l’itinerario comunitario verso il Giubileo del 2025. “Non si tratta solo di meditare i brani dell’Esodo, – ha specificato De Donatis –ma di riviverli”.
“Il Signore che agì allora nella storia di Israele, che ha portato a compimento nella Pasqua di Gesù la sua opera, agisce ancora oggi nella Chiesa e nel mondo: basta che trovi qualcuno, noi, disposti a lasciarci liberare e salvare per collaborare con Lui”.
Allora le due parole d’ordine di questo nuovo anno pastorale saranno: memoria e riconciliazione. Memoria di chi siamo, della nostra storia, personale e comunitaria per riscoprire insieme che Dio opera in e tra di noi e che nessuno deve vantarsi davanti a Lui, anzi dobbiamo riconoscerci poveri e peccatori, solo a queste condizioni, riconoscendoci umili e poveri, Dio può “fare grandi cose”.

Le nostre comunità non sono composte da “duri e puri”, ma da peccatori bisognosi di riconciliazione permanente con Dio e con i fratelli con cui condividiamo la stessa fede nel Signore Gesù. La comunità parrocchiale non è fatta solo, “da quelli che ci scegliamo noi perché ci sono affini o perché abbiamo condiviso uno specifico cammino di fede, ma quella – ha spiegato il cardinale vicario – formata da tutti quelli che il Signore ci dona, ci mette a fianco, come nel caso della parrocchia: sensibilità diverse, esperienze diverse, provenienze diverse, ma tutti accomunati dalla celebrazione dell’unica eucarestia”.

L’anno pastorale 2018-2019 sarà dunque articolato in tre passaggi:
1) A partire da adesso e fino a Natale ci si dovrà focalizzare proprio sulla raccolta, in forma scritta, delle storie comunitarie, quella delle nostre parrocchie, delle comunità religiose, delle associazioni e dei movimenti. Il percorso si snoderà su quattro punti, ispirati dal testo del Deuteronomio: “Ti ho messo alla prova per vedere cosa avevi nel cuore; Ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame; Ti ha nutrito di manna, il tuo mantello non ti si è logorato addosso, il tuo piede non si è gonfiato; Come un padre corregge il figlio, così il Signore Dio corregge te”. (Dt 8,2-4)

2) Da gennaio a Pasqua: si entrerà nel vivo della riconciliazione con Dio e tra di noi rifuggendo la pretesa di autosufficienza, il seguire noi stessi invece che ascoltare la voce di Dio. Gli esercizi spirituali e la celebrazione della Settimana Santa saranno l’occasione per rivivere l’esperienza battesimale.

3) Da Pasqua alla Pentecoste ci si dedicherà all’ascolto del grido della città, passaggio che dovrà essere poi sviluppato meglio nel corso dell’anno successivo. Si dovranno mettere a fuoco le sofferenze familiari, il grido dei poveri e degli stranieri, le situazioni di alienazione o addirittura di sfruttamento vissute nel lavoro, le ingiustizie subite a causa dei sistemi di corruzione, la rassegnazione di chi non cerca più un senso per la vita.

Roma 22 settembre 2018

Don Vincenzo Sarracino
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Lettera di presentazione a tutti i fedeli della parrocchia di San Benedetto del nuovo parroco don Vincenzo Sarracino, all’inizio del suo mandato pastorale.

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Carissimi fedeli parrocchiani della parrocchia di San Benedetto mi presento: mi chiamo don Vincenzo Sarracino, sono nativo di Milano e dal 2007 sono sacerdote della Diocesi di Roma ordinato dal papa emerito Benedetto XVI e dal 1° settembre, dell’anno in corso, sono il vostro nuovo parroco.

Provengo dalla parrocchia di Santa Maria delle Grazie a Casal Boccone presso la quale per cinque anni ho esercitato il mio ministero sacerdotale come vice-parroco. Sostituisco e ringrazio di cuore il mio confratello don Fabio Bartoli, il parroco uscente, per il suo ministero pastorale svolto presso questa porzione della Chiesa di Roma che è la parrocchia di san Benedetto, come sapete è stato nominato cappellano ospedaliero presso l’Ospedale San Filippo Neri in Roma. Leggi tutto “Lettera di presentazione a tutti i fedeli della parrocchia di San Benedetto del nuovo parroco don Vincenzo Sarracino, all’inizio del suo mandato pastorale.”

Gli Angeli di Charlie a San Benedetto

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Come annunciato, giacché ogni promessa è debito, domenica 3 aprile la Parrocchia di San Benedetto in via del Gazometro ha ospitato Charlie Cannon e i suoi Gospel Angels che si sono esibiti proponendo una carrellata di classici della musica gospel.

La musica gospel è un genere legato alla musica religiosa afro-americana caratterizzato dal clima gioioso con cui viene resa la testimonianza della fede. Nei primi decenni del secolo scorso i predicatori di spostavano di chiesa in chiesa inframmezzando i loro insegnamenti con brani a tema religioso contaminati da elementi blues. Si cominciò a portare in chiesa strumenti come le percussioni e i fiati, nacquero arrangiamenti e stili via via sempre più sofisticati e alcuni gruppi raggiunsero grande popolarità.

Ma non divaghiamo: lasciamo la Virginia e l’Alabama e torniamo alla Parrocchia di San Benedetto dove, in questa domenica d’aprile Charlie Cannon e i suoi fantastici Angels ci hanno fatto, cantare, battere le mani e ballare sulla panca al ritmo di I believe, della versione rivisitata e corretta di “An die Freude”, della meravigliosa Amazing Grace, poi Lean on Me, e a seguire una interpretazione personalissima del Cantico delle Creature; giunti poi al finale, la sempreverde Oh Happy Day che strappa sempre un clap di mani e un bagliore nello sguardo pure al più sordo e cieco della compagnia.

Tutti bravi, bravissimi: una cascata di perle giù per le scale, una pioggia d’aprile, il mese che “fa nascere lillà da terra morta”. Una bella iniziativa che, oltre a rappresentare un intrattenimento, mostra anche l’aspetto più gioioso e vitale della preghiera.

Perché mi piace pensare che certa musica, certe parole riescano a far spuntare i lillà anche nei cuori più aridi: la Grazia è davvero stupefacente ed è dolce il suono che ha salvato colui che un tempo era perduto ed ora si è ritrovato, colui che era cieco e adesso vede.

Restate sintonizzati in attesa dei prossimi eventi!