26 febbraio 2016 – Per le Donne Crocifisse: Via Crucis Vivente di Solidarietà e Preghiera

Locandina Crocifisse

(Clicca qui per scaricare la locandina)

ROMA, 26 FEBBRAIO 2016, 19:30 – CHIESA SANTO SPIRITO IN SASSIA

Ogni giorno in Italia le Forze dell’Ordine scovano e arrestano i criminali dediti allo sfruttamento della prostituzione. Quotidianamente, sia sulle strade che all’interno di locali privé, night, alberghi e appartamenti, vengono eseguite operazioni di polizia esemplari, dimostrando come il fenomeno della prostituzione coatta sia molto diffuso. Tuttavia i mercenari e gli schiavisti continuano imperterriti a gestire il traffico di queste giovanissime donne, spesso anche minorenni, beffandosi dello Stato italiano che non considera reato il prostituirsi bensì il costringere l’altro a farlo.

Ci sono anche le mormorazioni di un popolo consapevole ma impaurito, quasi assuefatto, alla drammatica situazione che vedrebbe le organizzazioni impadronirsi del territorio. Insomma una vera e propria base intoccabile e un covo non così sconosciuto dove mafie albanesi, russe, nigeriane e rumene, con la connivenza di quelle italiane, si spartiscono il bottino ricavato sulla pelle di queste povere ragazze. Sì, perché, di fatto sono proprio loro a stare di giorno e di notte semi nude, a prendere calci e pugni e a rischiare la vita…quelle donne che molti ancora si ostinano a considerare prostitute per libera scelta! Noi, che sulle strade ci andiamo da oltre 30 anni, sappiamo di trovarci dinanzi ad una colossale ipocrisia e falsità.

Forse il regime di schiavitù e sfruttamento ha trovato un ambiente socialmente felice e compiacente in questi territori? Ecco perché scenderemo in strada chiedendoti di unirti a noi nel tempo cristiano della Quaresima, venerdi 26 Febbraio alle ore 19.30, ci ritroveremo a Roma, in Via dei Penitenzieri, alla Chiesa Santo Spirito in Sassia, per abbracciare simbolicamente tutte le strade di questo orribile mercato, per donare solidarietà e innalzare la preghiera di supplica al Signore nei confronti di queste nostre giovani sorelle.

Ti aspettiamo

Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, è un Ente Ecclesiastico internazionale che opera nel mondo dell’emarginazione in Italia e all’estero. La Comunità vive la propria vocazione attraverso la condivisione diretta e la rimozione delle cause che provocano le ingiustizie. Mossi dallo Spirito a seguire Gesù povero e servo, i membri della Comunità mettono la propria vita al fianco dei più deboli e si impegnano a cercare di togliere le cause che creano lo stato di bisogno.

A partire dal 1991, la Comunità è impegnata in un’opera continua e sempre più articolata per liberare dal racket il maggior numero di ragazze schiavizzate. L’intervento intrapreso di questi ultimi anni ha assicurato la libertà a circa 7.000 ragazze ridotte in stato di schiavitù. Questo è stato reso possibile grazie al lavoro in rete organizzato all’interno dell’Associazione che, divisa in zone, dà vita ad un servizio “antitratta per il recupero di ragazze schiavizzate”.

Ad oggi, la Comunità è presente in Italia e in circa 40 Paesi del mondo con oltre 600 case famiglia e strutture di accoglienza; ogni giorno sostiene più di 60.000 persone.

 

Politica e Vita, Concretezza e Dottrina Sociale: uno spazio di discussione.

brussels

di Don Fabio Bartoli

Si aggira nel mondo un inquietante fantasma, una malattia dell’anima il cui nome apparentemente seducente nasconde a malapena il malessere che genera, è lo spiritualismo, che potremmo chiamare anche angelismo, ovvero la pretesa di pensare l’uomo disincarnato, come un essere puramente mentale in cui il corpo e tutto ciò che il corpo porta con sé, ovvero la concretezza della realtà che ci determina al di là dei nostri desideri, è solo un peso da ignorare o un fastidio di cui sbarazzarsi al più presto. La cosiddetta ideologia gender è interamente figlia di questa malattia spirituale, ma ad essa appartiene anche la pretesa di possedere le radici della vita con tutto ciò che porta con sé (dalla manipolazione genetica dell’uomo e dell’ambiente, all’eutanasia).

La Chiesa non è immune al contagio di questa malattia che periodicamente è tornata ad inquinare il Cristianesimo. Nei primi secoli si chiamava Gnosi, poi ha assunto altri nomi: Donatismo, Catarismo, Giansenismo eccetera.

Secondo questa visione del Cristianesimo i discepoli di Cristo dovrebbero occuparsi delle cose dello Spirito e lasciare agli uomini del mondo le cose del mondo. Guai a parlare di politica, perché “la politica è una cosa sporca”, guai a pensare di uscire dalle sacrestie, perché “cosa c’entra il vangelo con il mondo del lavoro o della cultura?”, guai a professare pubblicamente la propria fede, perché “la fede è una cosa intima e privata”.

In realtà però il centro della nostra fede è che Dio si è fatto uomo e quindi, per citare il Concilio Vaticano II, “non c’è nulla di autenticamente umano che sia estraneo al cuore dei discepoli di Cristo”. La politica allora diventa la forma più alta della carità, il vangelo è il motore fondamentale della cultura e la fede deve essere professata e praticata in pubblico, altrimenti rapidamente si inaridisce e muore.

Se Gesù non cambiasse radicalmente il mio modo di vivere, se l’incontro con Lui non cambiasse il mio modo di lavorare e di giocare, di studiare e di amare, di ridere e piangere non mi avrebbe davvero redento. Un Gesù che non abbia niente da dire su come mi vesto, su come guadagno i miei soldi, su come impiego il mio tempo non mi interessa, non è il Gesù del Vangelo.

Per questo la Chiesa ha elaborato una precisa “dottrina sociale”, che altro non è che l’applicazione del Vangelo alla gestione della società e dei processi produttivi, in una parola alla politica.

Il nostro Guido ha già cominciato a presentare alcuni lineamenti fondamentali di dottrina sociale, e questo ci sembra talmente importante che vogliamo creare nel nostro sito una finestra specificamente dedicata alla dottrina sociale.

È uno spazio pensato innanzitutto come un luogo di dibattito perché se è vero che i principi fondamentali della dottrina sociale non sono opinabili, perché sono ricavati direttamente dal Vangelo, la loro applicazione concreta però è mutevole, perché si riferisce ad una attualità in continuo mutamento e quindi nessuno può pretendere di derivare da quei principi universali delle conclusioni politiche fisse ed immutabili che pretendano di avocare a sé l’autorità della Chiesa o dello stesso Vangelo.

Si discute non per convincere l’altro, ma per imparare insieme, spero quindi che questo spazio di dibattito, che alternerà la discussione del presente con la definizione dei principi fondamentali, sarà molto frequentato, perché tutti insieme possiamo metterci alla scuola del vangelo ed imparare cosa ha da dirci Gesù sulla concretezza della società e della nostra vita.

Gli ultimi interventi proposti sono riportati qua sotto.

Si sottolinea che tutti gli interventi contengono esclusivamente una opinione personale degli autori.

Dottrina Sociale

Clicca qui, per vedere tutti gli interventi relativi alla rubrica Politica & Vita.

Clicca qui, per vedere tutti gli interventi relativi alla rubrica Dottrina Sociale.

Il taglio delle pensioni di reversibilità è un nuovo attacco al matrimonio ed alle famiglie appena formate.

family

di Guido Mastrobuono

Con buona pace di coloro a cui il DDL Cirinnà avrebbe dovuto garantire una pensione di reversibilità, stiamo assistendo all’avvio di una campagna politica (e soprattutto mediatica) apparentemente intenzionata a togliere le pensioni di reversibilità a quanta più gente possibile  allo scopo di “fare cassa”. (#renziciricorderemo)

D’altro canto, è prontamente iniziata una fragorosa levata di scudi sia da parte delle opposizioni esterne alla maggioranza che da parte delle cosiddette opposizioni interne (e cioè dei gentiluomini che votano a favore ma pensano contro).

Tutto ciò avviene con la provvidenziale amplificazione da parte di organi informativi di gran calibro quali il Corriere della Sera ed il Fatto Quotidiano.

Vorrei, con qualche riga, descrivere la “puzza di bruciato” che si leva dall’intera operazione.

Il taglio delle pensioni di reversibilità non fa cassa

Per prima cosa, è bene rifiutare la tesi che il taglio delle pensioni di reversibilità serva a fare cassa.

Le pensioni di reversibilità sono fondi che vengono quasi immediatamente spesi per la sussistenza.

Ogni volta che questi soldi passano di mano (cioè vengono spesi, guadagnati e tassati) lo Stato se ne prende indietro una fetta considerevole (tra il 20 ed il 50%).

In pratica sono soldi dati alla cittadinanza con un elastico che li fa rimbalzare indietro dopo pochi mesi.

E’ possibile dimostrare che  questa spesa non ha nulla a che vedere con l’enorme debito pubblico il quale deriva direttamente dalla scellerata decisione conosciuta come il “divorzio” tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro

  • dopo il quale lo Stato ha incominciato a pagare interessi ai privati non appena  “mette da parte” i soldi per gli investimenti
  • mentre prima pagava le conseguenza dei suoi investimenti parecchio tempo dopo che essi erano avvenuti.

Tant’è vero che ciò viene affermato dagli stessi latori del provvedimento.

«Sia chiaro, tutto questo non ha l’obiettivo di risparmiare risorse ma di rendere più giusta l’assegnazione dei fondi», sottolinea Stefano Sacchi, commissario dell’Isfol oltre che ex consigliere del ministero del Lavoro su questa partita.

fonte Corriere della Sera

Il danno alle vedove 

Il danno alle vedove ed agli orfani è innegabile ma è probabile che le fanfare delle (finte ) opposizioni si attiveranno per limitarlo o scaricarlo sulle prossime generazioni.

Ci sarà la levata di scudi ed il governo inizierà a contrattare.

Già sul Corriere (che è l’organo di proprietà di quel potere finanziario che trarrà il maggiore vantaggio dalla situazione) si riportano le precisazioni di palazzo Chigi che, apparentemente terrorizzato da due Tweet e da qualche protesta di rito,  si è affrettato a specificare che «se ci saranno interventi di razionalizzazione saranno solo per evitare sprechi e duplicazioni, e riguarderanno solo le prestazioni future, non quelle in essere».

Tutti salvi?

Non proprio.

Esiste il sospetto che questo attacco non riguardi le famiglie del passato, riguarda le giovani famiglie che, alla luce delle difficoltà del mondo del lavoro, potrebbero essere tentate di

  • considerare l’eventualità di “tenere a casa” uno dei coniugi
  • e scoprire che, in alcuni casi, ciò non rende assolutamente più poveri ed infelici.

L’attacco alla famiglia ed al matrimonio

Perché dedicare tempo e risorse nel taglio di pensioni che non deve avvenire subito e, di conseguenza, non può dare alcun ristoro alle casse dello stato?

Una buona ragione è quella di attaccare e rendere impossibile la famiglia mono reddito.

Già molto è stato fatto.

Per prima cosa gli stipendi sono stati sostanzialmente dimezzati (prima le famiglie si mantenevano con uno stipendio ora ce ne vogliono due).

Poi si è lavorato per rendere più instabili le famiglie (con il divorzio facile).

Ora stanno facendo in modo di aumentare il rischio generato dalla possibilità di morte del coniuge che genera il reddito.

Famiglie mono reddito

Ma guardiamo un attimo la struttura ed il funzionamento di queste famiglie mono reddito.

Invece di essere un’associazione temporanea formata di due individui che dividono l’affitto, il letto e poco altro, la famiglia mono reddito è una squadra formata da due coniugi che si coordinano al fine di ottenere il massimo beneficio dalla spesa di ogni singolo euro.

Uno dei due lavora fuori casa e genera il reddito familiare.

Il secondo coniuge (generalmente la moglie) si confronta con il difficile incarico di far bastare le entrate.

Con gli stipendi attuali, si tratta di un incarico tutt’altro che semplice e secondario: servono infatti doti tecniche, mediche, economiche e di management di alto livello.

D’altro canto,  le possibilità di risparmiare (o meglio non farsi derubare ed avvelenare) gestendo con attenzione ed oculatezza

  • gli acquisiti,
  • la manutenzione della casa,
  • la gestione, cura ed educazione dei figli,
  • la somministrazione degli alimenti,

è possibile affermare che il componente della coppia impegnato in casa è in grado di raddoppiare il beneficio dello stipendio percepito.

Però diminuirebbe la spesa in

  • medicine,
  • carburante,
  • cibi spazzatura,
  • e nel rimpiazzo di beni rovinati dall’incuria.

Inoltre, il lavoratore dipendente che sostiene le famiglie mono reddito si può spostare con maggiore facilità (in quanto il coniuge non è bloccato da un secondo lavoro dipendente) e può accedere a migliori occasioni lavorative.

E questo non piace.

 

Legame tra famiglia mono reddito ed il matrimonio

Se vogliamo comprendere il rapporto tra il concetto stesso del matrimonio e le famiglie mono reddito, dobbiamo dare un’occhiata al significato del termine.

La parola italiana matrimonio continua la voce latina matrimonium, formata dal genitivo singolare di mater (ovvero matris) unito al suffisso –monium, collegato, in maniera trasparente, al sostantivo munus ‘dovere, compito’.

Il termine si è formato su influsso del preesistente patrimonium.

Dunque matrimonio, rispetto ad altri termini che vengono correntemente impiegati con significato affine, pone, almeno in origine, maggiore enfasi sulla finalità procreativa dell’unione: l’etimologia stessa fa riferimento al “compito di madre”…

(Accademia della crusca)

Quindi il concetto stesso di matrimonio implica la collaborazione di due soggetti: una donna che espleta i “compiti di madre” (cura, tutela, gestione) ed un’uomo che espleta i compiti del pater familias (ottenimento e difesa del patrimonio).

Questo schema è stato duramente contestato durante la rivoluzione dei costumi del 1968.

 

Un piccolo pezzo di storia della guerra alla famiglia mono reddito

Ultimamente ho scoperto un piccolo pezzo di storia della guerra alla famiglia mono reddito.

Nel 1925, un certo conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi pubblico un libretto intitolato “Praktischer idealismus” nel quale raccoglieva una serie di articoli pubblicati nel quinquennio precedente.

Probabilmente si trattò di un piccolo atto di vanità.

Il libro non fu mai tradotto e venne fatto velocemente dimenticato.

Di nobile famiglia, Kalergi è ricordato da Wikipedia come uomo politico e filosofo anche se, come uomo politico, non ottenne mai nulla.

La sua opera filosofica è talmente importante da fare sì che i suoi libri non vengono  nemmeno tradotti.

Però,

  • egli è considerato uno dei padri dell’Unione Europea,
  • uno dei padiglioni del complesso governativo della UE di Bruxelles porta il suo nome
  • ed un premio che porta il suo nome è assegnato agli europeisti che si sono maggiormente distinti nel perseguire il suo “ideale” confederativo e mondialista.

Tra i premiati troviamo Angela Merkel e Herman Van Rompuy.

In realtà, il conte Kalergi fu un abile lobbista mantenuto prima dal barone Ludwig Nathaniel Freiherr von Rothschild, da lui conosciuto per mezzo della loggia massonica “Humanitas” di Vienna, e poi dalla disnastia bancaria Warburg (riconducibile alla banca tedesca di Amburgo (la Banca Warburg)  ed alla fondazione della FED (la Federal Reserve statunitense)).

Ok… e cosa centra tutto questo con la famiglia?

In questo libricino, il conte Kalergi propone la fondazione di una società che sostituisse la democrazia con una aristocrazia illuminata (in mano alle grandi famiglie del gotha finanziario mondiale).

Inoltre, egli notò il problema generato dal fatto che, nelle famiglie proletarie, più del 50 % dei componenti (cioè le madri ed i figli) fosse fuori dal mercato della  cosiddetta “forza lavoro” ed, in questo modo si sottraeva al potere degli amici finanzieri.

L’attività casalinga è un’attività economica al di fuori del mercato.

Dato che senza il mercato non c’è nulla da comprare, il potere degli usurai ne risulta intollerabilmente limitato.

Per questo motivo, il conte proponeva, per le classi subalterne, di sostituire un tessuto sociale composto da nuclei famigliari con una massa informe di consumatori privi di legami e  dotati di sessualità promiscua.

Sarebbe stato infatti più semplice fare sì che ogni aspetto della vita di costoro (nascita, educazione, sessualità, genitorialità, vecchiaia e morte) fosse soggetto al mercato ed, in questo modo, ridotto a merce.

Per fare ciò, il conte propose di effettuare questa rivelazione usando le donne stesse: sarebbe stato sufficiente presentare l’autorità del mercato e dei datori di lavoro come una liberazione dall’autorità del marito.

Ricordiamo che era il 1925.

“Il femminismo è mescolato con l’idea confusa per cui le donne sono libere quando servono il datore di lavoro, ma schiave quando aiutano i mariti”.

(Gilbert Keith Chesterton)

La pensione di reversibilità e la famiglia

Kalergi non era il capo della Spectre, era semplicemente un servitore del potere finanziario che ha pubblicato un libretto di memorie.

Di certo, tra queste memorie, troviamo il suggerimento di eliminare la famiglia monoreddito fondata sul matrimonio in quanto limitava i guadagni ed il potere dell’Aristocrazia Finanziaria del 1925.

Ora,

  • un governo non eletto,
  • sostenuto dai burocrati dell’Unione Europea
  • e cioè da gente che considera Kalergi come una sorta di San Tommaso,
  • molto sensibile ai problemi delle aristocrazie finanziarie locali ed internazionali,

propone una misura che rende rischiosissimo per le mogli un impegno esclusivo nei suoi “doveri di madre” in quanto la morte dei mariti le priverebbero del patrimonio (e cioè della pensione).

Facendo ciò, il governo nega il fatto che detto patrimonio è stato accumulato grazie al paritario impegno della moglie e, di conseguenza, la pensione di reversibilità non è un sussidio statale ma, al contrario, è la giusta restituzione di soldi guadagnati alla persona che li ha guadagnati.

Tutto ciò contribuisce alla realizzazione della società liquida descritta da Kalergi ed in gran parte già realizzata e/o in fase di realizzazione.

A me sembra abbastanza per dire che la famiglia è sotto attacco e questa manovra è una componente fondamentale di questo attacco.

Quindi, come il DDL Cirinnà, dobbiamo vigilare ed attivarci affinché non ci si limiti a modificare questo provvedimento: bisogna ritiralo in toto.

Inoltre, sarà bene spulciare gli atti di questo governo per vedere se, per caso,  non nascondono qualche altra sorpresa.

Riferimenti

  1. https://it.wikipedia.org/wiki/Richard_Nikolaus_di_Coudenhove-Kalergi
  2. http://www.corriere.it/politica/16_febbraio_15/pensioni-reversibilita-fronte-no-tagli-f4f244c0-d35d-11e5-9081-3e79e8e2f15c.shtml
  3. http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/13/pensione-di-reversibilita-un-furto-sulla-pelle-delle-vedove/2461360/
  4. http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/etimologia-significato-matrimonio
  5. http://www.byoblu.com/post/2015/09/24/il-piano-kalergi.aspx
  6. http://www.byoblu.com/post/2015/09/24/il-piano-kalergi.aspx

photo credit: generations via photopin (license)

Mentre la Storia ci passa accanto (Dichiarazione comune firmata da Francesco e Kirill)

Schermata 2016-02-13 alle 12.23.46

I giornali hanno scritto che Papa Francesco e il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill (cioè Cirillo) si sono incontrati all’Avana, dove il primo – che è diretto in Messico – ha raggiunto il secondo che vi sta compiendo una visita pastorale.

Insomma, uno andava un Messico per lavoro, un altro girava da quelle parti, si sono incontrati ed hanno fatto un gesto che, per quanto importante, disturbava ben poco le logiche di un mondo dove  le dichiarazioni pubbliche di amore (anche tra concorrenti ed avversari) sono scenografiche, prorompenti, e quasi sempre simulate.

Papa Francesco ed il Patriarca Krill, però, non sono “del mondo” e l’hanno pienamente dimostrato.

Due personaggi del genere non si incontrano per caso, l’incontro era il coronamento di un grande lavoro comune e, dopo l’abbraccio, i due si sono seduti ad un tavolo ed hanno firmato una dichiarazione congiunta.

I giornali hanno liquidato questa dichiarazione con pochi accenni ed io, francamente, non l’avevo notata.

Questa mattina Don Fabio mi ha mandato una e-mail, dicendo che gli sarebbe piaciuto che io avessi rilanciato sul sito il testo integrale di questa dichiarazione, magari con due parole di commento che ne sottolineassero la svolta epocale, sia dal punto di vista religioso sia da quello geopolitico (l’avvicinamento della Chiesa cattolica alla Russia è ovviamente decisivo).

Due parole di commento… bhe… scoperta l’esistenza della dichiarazione ho pensato di leggerla.

E sono rimasto senza fiato.

Cosa è successo ieri (12 febbraio 2016), dopo quasi mille anni che i cristiani cattolici e ortodossi sono privati della comunione nell’Eucaristia nonostante la Tradizione comune dei primi dieci secoli?

E’ successo che i loro pastori hanno affermato la loro volontà di impegnarsi per il ristabilimento di questa unità voluta da Dio e per la quale Cristo ha pregato.

Tutti noi, cattolici ed ortodossi, siamo chiamati

  • a riconoscere il fatto che siamo uniti non solo dalla comune Tradizione della Chiesa del primo millennio, ma anche dalla missione di predicare il Vangelo di Cristo nel mondo di oggi,
  • a capire che questa missione comporta il rispetto reciproco per i membri delle comunità cristiane,
  • a renderci conto che fare proselitismo tra componenti della stessa chiesa non ha senso,
  • ad imparare a vivere insieme nella pace e nell’amore, e ad avere «gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti» (Rm 15, 5),
  • a dimostrare con tutte le nostre azioni che noi non siamo concorrenti ma fratelli.

Detto questo dobbiamo andare per il mondo,

  • a dare una concorde testimonianza alla verità in ambiti in cui questo è possibile e necessario,
  • a difendere le esigenze della giustizia, il rispetto per le tradizioni dei popoli e un’autentica solidarietà con tutti coloro che soffrono.

E per fare ciò, dovremo buttare nella mischia i nostri giovani a cui è affidato il mandato più eroico e pericoloso.

 Non abbiate paura di andare controcorrente, difendendo la verità di Dio, alla quale odierne norme secolari sono lontane dal conformarsi sempre.

 

 

Significato spirituale

Don Fabio dice che sono in grado di farvi intuire il significato spirituale di una dichiarazione tanto importante.

Io vi chiedo perdono e ci provo.

Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.

Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.

Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.

Giovanni 15, 5-7

Noi siamo tralci di una stessa Vite ed avevamo deciso di separarci.

E’ possibile che i tralci di una stessa vite decidano di non avere nulla a che fare gli uni con gli altri?

La risposta, secondo me, è no.

Quindi questa separazione non era altro che la separazione dei tralci dalla Vite.

Ogni volta che noi dimenticavamo di guardare a questa separazione come una catastrofe, un evento tragico ed un lutto, il maligno aveva un’occasione di più per allontanarci dalla Fonte della nostra vita.

Ora questa separazione è sanata.

Poiché, come il corpo è uno e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, benché siano molte, formano un solo corpo, così è anche di Cristo.

Infatti noi tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un solo Spirito.

Co 12, 12-13

Noi siamo le membra di un unico corpo.

Se le membra si separano, il corpo si spezza.

Normalmente ciò che è spezzato non si ricompone.

Serve un miracolo.

Per fortuna… noi cristiani… con i miracoli… abbiamo una certa familiarità.

 

Significato politico

Ora parliamo un po’ di politica, politica locale, della politica italiana di questi giorni e citiamo direttamente la dichiarazione.

Non è più concesso a nessuno il lusso di rimanere in seconda linea.

Le Chiese cristiane sono chiamate a difendere le esigenze della giustizia, il rispetto per le tradizioni dei popoli e un’autentica solidarietà con tutti coloro che soffrono. (18)

Riteniamo che sia nostro dovere ricordare l’immutabilità dei principi morali cristiani, basati sul rispetto della dignità dell’uomo chiamato alla vita, secondo il disegno del Creatore. (21)

Ed in caso qualcuno ritenga che le lotte per i temi etici possano essere considerate secondarie.

Famiglia

19. La famiglia è il centro naturale della vita umana e della società. Siamo preoccupati dalla crisi della famiglia in molti paesi. Ortodossi e cattolici condividono la stessa concezione della famiglia e sono chiamati a testimoniare che essa è un cammino di santità, che testimonia la fedeltà degli sposi nelle loro relazioni reciproche, la loro apertura alla procreazione e all’educazione dei figli, la solidarietà tra le generazioni e il rispetto per i più deboli.

Altre forme di convivenza? No grazie!

20. La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna. È l’amore che sigilla la loro unione ed insegna loro ad accogliersi reciprocamente come dono. Il matrimonio è una scuola di amore e di fedeltà. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica.

Il dramma di aborto ed eutanasia

21. Chiediamo a tutti di rispettare il diritto inalienabile alla vita. Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio (cfr Gen 4, 10). Lo sviluppo della cosiddetta eutanasia fa sì che le persone anziane e gli infermi inizino a sentirsi un peso eccessivo per le loro famiglie e la società in generale. Siamo anche preoccupati dallo sviluppo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, perché la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti dell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine di Dio.

Probabilmente manco di sottigliezza lessicale ma, personalmente, non vedo molte interpretazioni di queste parole.

Certi “Cristiani-Adulti” e “Politici-Cristiani” potrebbero essere invitati a rimuovere uno dei due aggettivi.

 

Impatti geopolitici

“L’impatto della rivoluzione francese? Troppo presto per giudicarla”

Frase celebre pronunciata nel 1972

dall’allora premier cinese Zhou Enlai.

Rispetto alla possibile riunificazione tra Chiesa Cattolica e Chiesa Ortodossa, la rivoluzione francese può essere considerato un recente evento locale e secondario.

Rispetto alla guerra mondiale combattuta a pezzi, questa possibile riunificazione può essere l’unico evento capace di far scoppiare la pace unendo gli intenti di tutti gli uomini di buona volontà.

Quindi penso che sia saggio… per ora… dare retta ai cinesi.

 

Leggete tutto il testo 

Ci sarebbe da scrivere per ore.

Ma sarebbero parole vuote.

Le uniche parole piene sono quelle regalateci dai nostri pastori.

Leggetele con l’impegno che meritano!

Ne vale decisamente la pena.

Dichiarazione comune
di Papa Francesco
e del Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia

«La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2 Cor 13, 13).

1. Per volontà di Dio Padre dal quale viene ogni dono, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, e con l’aiuto dello Spirito Santo Consolatore, noi, Papa Francesco e Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, ci siamo incontrati oggi a L’Avana. Rendiamo grazie a Dio, glorificato nella Trinità, per questo incontro, il primo nella storia. Con gioia ci siamo ritrovati come fratelli nella fede cristiana che si incontrano per «parlare a viva voce» (2 Gv 12), da cuore a cuore, e discutere dei rapporti reciproci tra le Chiese, dei problemi essenziali dei nostri fedeli e delle prospettive di sviluppo della civiltà umana.

2. Il nostro incontro fraterno ha avuto luogo a Cuba, all’incrocio tra Nord e Sud, tra Est e Ovest. Da questa isola, simbolo delle speranze del “Nuovo Mondo” e degli eventi drammatici della storia del XX secolo, rivolgiamo la nostra parola a tutti i popoli dell’America Latina e degli altri Continenti. Ci rallegriamo che la fede cristiana stia crescendo qui in modo dinamico. Il potente potenziale religioso dell’America Latina, la sua secolare tradizione cristiana, realizzata nell’esperienza personale di milioni di persone, sono la garanzia di un grande futuro per questa regione.

3. Incontrandoci lontano dalle antiche contese del “Vecchio Mondo”, sentiamo con particolare forza la necessità di un lavoro comune tra cattolici e ortodossi, chiamati, con dolcezza e rispetto, a rendere conto al mondo della speranza che è in noi (cfr 1 Pt 3, 15).

4. Rendiamo grazie a Dio per i doni ricevuti dalla venuta nel mondo del suo unico Figlio. Condividiamo la comune Tradizione spirituale del primo millennio del cristianesimo. I testimoni di questa Tradizione sono la Santissima Madre di Dio, la Vergine Maria, e i Santi che veneriamo. Tra loro ci sono innumerevoli martiri che hanno testimoniato la loro fedeltà a Cristo e sono diventati “seme di cristiani”.

5. Nonostante questa Tradizione comune dei primi dieci secoli, cattolici e ortodossi, da quasi mille anni, sono privati della comunione nell’Eucaristia. Siamo divisi da ferite causate da conflitti di un passato lontano o recente, da divergenze, ereditate dai nostri antenati, nella comprensione e l’esplicitazione della nostra fede in Dio, uno in tre Persone – Padre, Figlio e Spirito Santo. Deploriamo la perdita dell’unità, conseguenza della debolezza umana e del peccato, accaduta nonostante la Preghiera sacerdotale di Cristo Salvatore: «Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola» (Gv 17, 21).

6. Consapevoli della permanenza di numerosi ostacoli, ci auguriamo che il nostro incontro possa contribuire al ristabilimento di questa unità voluta da Dio, per la quale Cristo ha pregato. Possa il nostro incontro ispirare i cristiani di tutto il mondo a pregare il Signore con rinnovato fervore per la piena unità di tutti i suoi discepoli. In un mondo che attende da noi non solo parole ma gesti concreti, possa questo incontro essere un segno di speranza per tutti gli uomini di buona volontà!

7. Nella nostra determinazione a compiere tutto ciò che è necessario per superare le divergenze storiche che abbiamo ereditato, vogliamo unire i nostri sforzi per testimoniare il Vangelo di Cristo e il patrimonio comune della Chiesa del primo millennio, rispondendo insieme alle sfide del mondo contemporaneo. Ortodossi e cattolici devono imparare a dare una concorde testimonianza alla verità in ambiti in cui questo è possibile e necessario. La civiltà umana è entrata in un periodo di cambiamento epocale. La nostra coscienza cristiana e la nostra responsabilità pastorale non ci autorizzano a restare inerti di fronte alle sfide che richiedono una risposta comune.

8. Il nostro sguardo si rivolge in primo luogo verso le regioni del mondo dove i cristiani sono vittime di persecuzione. In molti paesi del Medio Oriente e del Nord Africa i nostri fratelli e sorelle in Cristo vengono sterminati per famiglie, villaggi e città intere. Le loro chiese sono devastate e saccheggiate barbaramente, i loro oggetti sacri profanati, i loro monumenti distrutti. In Siria, in Iraq e in altri paesi del Medio Oriente, constatiamo con dolore l’esodo massiccio dei cristiani dalla terra dalla quale cominciò a diffondersi la nostra fede e dove essi hanno vissuto, fin dai tempi degli apostoli, insieme ad altre comunità religiose.

9. Chiediamo alla comunità internazionale di agire urgentemente per prevenire l’ulteriore espulsione dei cristiani dal Medio Oriente. Nell’elevare la voce in difesa dei cristiani perseguitati, desideriamo esprimere la nostra compassione per le sofferenze subite dai fedeli di altre tradizioni religiose diventati anch’essi vittime della guerra civile, del caos e della violenza terroristica.

10. In Siria e in Iraq la violenza ha già causato migliaia di vittime, lasciando milioni di persone senza tetto né risorse. Esortiamo la comunità internazionale ad unirsi per porre fine alla violenza e al terrorismo e, nello stesso tempo, a contribuire attraverso il dialogo ad un rapido ristabilimento della pace civile. È essenziale assicurare un aiuto umanitario su larga scala alle popolazioni martoriate e ai tanti rifugiati nei paesi confinanti. Chiediamo a tutti coloro che possono influire sul destino delle persone rapite, fra cui i Metropoliti di Aleppo, Paolo e Giovanni Ibrahim, sequestrati nel mese di aprile del 2013, di fare tutto ciò che è necessario per la loro rapida liberazione.

11. Eleviamo le nostre preghiere a Cristo, il Salvatore del mondo, per il ristabilimento della pace in Medio Oriente che è “il frutto della giustizia” (cfrIs 32, 17), affinché si rafforzi la convivenza fraterna tra le varie popolazioni, le Chiese e le religioni che vi sono presenti, per il ritorno dei rifugiati nelle loro case, la guarigione dei feriti e il riposo dell’anima degli innocenti uccisi. Ci rivolgiamo, con un fervido appello, a tutte le parti che possono essere coinvolte nei conflitti perché mostrino buona volontà e siedano al tavolo dei negoziati. Al contempo, è necessario che la comunità internazionale faccia ogni sforzo possibile per porre fine al terrorismo con l’aiuto di azioni comuni, congiunte e coordinate. Facciamo appello a tutti i paesi coinvolti nella lotta contro il terrorismo, affinché agiscano in maniera responsabile e prudente. Esortiamo tutti i cristiani e tutti i credenti in Dio a pregare con fervore il provvidente Creatore del mondo perché protegga il suo creato dalla distruzione e non permetta una nuova guerra mondiale. Affinché la pace sia durevole ed affidabile, sono necessari specifici sforzi volti a riscoprire i valori comuni che ci uniscono, fondati sul Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo.

12. Ci inchiniamo davanti al martirio di coloro che, a costo della propria vita, testimoniano la verità del Vangelo, preferendo la morte all’apostasia di Cristo. Crediamo che questi martiri del nostro tempo, appartenenti a varie Chiese, ma uniti da una comune sofferenza, sono un pegno dell’unità dei cristiani. È a voi, che soffrite per Cristo, che si rivolge la parola dell’apostolo: «Carissimi, … nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della Sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare» (1 Pt4, 12-13).

13. In quest’epoca inquietante, il dialogo interreligioso è indispensabile. Le differenze nella comprensione delle verità religiose non devono impedire alle persone di fedi diverse di vivere nella pace e nell’armonia. Nelle circostanze attuali, i leader religiosi hanno la responsabilità particolare di educare i loro fedeli in uno spirito rispettoso delle convinzioni di coloro che appartengono ad altre tradizioni religiose. Sono assolutamente inaccettabili i tentativi di giustificare azioni criminali con slogan religiosi. Nessun crimine può essere commesso in nome di Dio, «perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace» (1 Cor 14, 33).

14. Nell’affermare l’alto valore della libertà religiosa, rendiamo grazie a Dio per il rinnovamento senza precedenti della fede cristiana che sta accadendo ora in Russia e in molti paesi dell’Europa orientale, dove i regimi atei hanno dominato per decenni. Oggi le catene dell’ateismo militante sono spezzate e in tanti luoghi i cristiani possono liberamente professare la loro fede. In un quarto di secolo, vi sono state costruite decine di migliaia di nuove chiese, e aperti centinaia di monasteri e scuole teologiche. Le comunità cristiane portano avanti un’importante attività caritativa e sociale, fornendo un’assistenza diversificata ai bisognosi. Ortodossi e cattolici spesso lavorano fianco a fianco. Essi attestano l’esistenza dei fondamenti spirituali comuni della convivenza umana, testimoniando i valori del Vangelo.

15. Allo stesso tempo, siamo preoccupati per la situazione in tanti paesi in cui i cristiani si scontrano sempre più frequentemente con una restrizione della libertà religiosa, del diritto di testimoniare le proprie convinzioni e la possibilità di vivere conformemente ad esse. In particolare, constatiamo che la trasformazione di alcuni paesi in società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa. È per noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte assai aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica.

16. Il processo di integrazione europea, iniziato dopo secoli di sanguinosi conflitti, è stato accolto da molti con speranza, come una garanzia di pace e di sicurezza. Tuttavia, invitiamo a rimanere vigili contro un’integrazione che non sarebbe rispettosa delle identità religiose. Pur rimanendo aperti al contributo di altre religioni alla nostra civiltà, siamo convinti che l’Europa debba restare fedele alle sue radici cristiane. Chiediamo ai cristiani dell’Europa orientale e occidentale di unirsi per testimoniare insieme Cristo e il Vangelo, in modo che l’Europa conservi la sua anima formata da duemila anni di tradizione cristiana.

17. Il nostro sguardo si rivolge alle persone che si trovano in situazioni di grande difficoltà, che vivono in condizioni di estremo bisogno e di povertà mentre crescono le ricchezze materiali dell’umanità. Non possiamo rimanere indifferenti alla sorte di milioni di migranti e di rifugiati che bussano alla porta dei paesi ricchi. Il consumo sfrenato, come si vede in alcuni paesi più sviluppati, sta esaurendo gradualmente le risorse del nostro pianeta. La crescente disuguaglianza nella distribuzione dei beni terreni aumenta il sentimento d’ingiustizia nei confronti del sistema di relazioni internazionali che si è stabilito.

18. Le Chiese cristiane sono chiamate a difendere le esigenze della giustizia, il rispetto per le tradizioni dei popoli e un’autentica solidarietà con tutti coloro che soffrono. Noi, cristiani, non dobbiamo dimenticare che «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio» (1 Cor 1, 27-29).

19. La famiglia è il centro naturale della vita umana e della società. Siamo preoccupati dalla crisi della famiglia in molti paesi. Ortodossi e cattolici condividono la stessa concezione della famiglia e sono chiamati a testimoniare che essa è un cammino di santità, che testimonia la fedeltà degli sposi nelle loro relazioni reciproche, la loro apertura alla procreazione e all’educazione dei figli, la solidarietà tra le generazioni e il rispetto per i più deboli.

20. La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna. È l’amore che sigilla la loro unione ed insegna loro ad accogliersi reciprocamente come dono. Il matrimonio è una scuola di amore e di fedeltà. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica.

21. Chiediamo a tutti di rispettare il diritto inalienabile alla vita. Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio (cfr Gen 4, 10). Lo sviluppo della cosiddetta eutanasia fa sì che le persone anziane e gli infermi inizino a sentirsi un peso eccessivo per le loro famiglie e la società in generale. Siamo anche preoccupati dallo sviluppo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, perché la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti dell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Riteniamo che sia nostro dovere ricordare l’immutabilità dei principi morali cristiani, basati sul rispetto della dignità dell’uomo chiamato alla vita, secondo il disegno del Creatore.

22. Oggi, desideriamo rivolgerci in modo particolare ai giovani cristiani. Voi, giovani, avete come compito di non nascondere il talento sotto terra (cfr Mt25, 25), ma di utilizzare tutte le capacità che Dio vi ha dato per confermare nel mondo le verità di Cristo, per incarnare nella vostra vita i comandamenti evangelici dell’amore di Dio e del prossimo. Non abbiate paura di andare controcorrente, difendendo la verità di Dio, alla quale odierne norme secolari sono lontane dal conformarsi sempre.

23. Dio vi ama e aspetta da ciascuno di voi che siate Suoi discepoli e apostoli. Siate la luce del mondo affinché coloro che vi circondano, vedendo le vostre opere buone, rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli (cfr Mt 5, 14, 16). Educate i vostri figli nella fede cristiana, trasmettete loro la perla preziosa della fede (cfr Mt 13, 46) che avete ricevuta dai vostri genitori ed antenati. Ricordate che «siete stati comprati a caro prezzo» (1 Cor 6, 20), al costo della morte in croce dell’Uomo-Dio Gesù Cristo.

24. Ortodossi e cattolici sono uniti non solo dalla comune Tradizione della Chiesa del primo millennio, ma anche dalla missione di predicare il Vangelo di Cristo nel mondo di oggi. Questa missione comporta il rispetto reciproco per i membri delle comunità cristiane ed esclude qualsiasi forma di proselitismo. Non siamo concorrenti ma fratelli, e da questo concetto devono essere guidate tutte le nostre azioni reciproche e verso il mondo esterno. Esortiamo i cattolici e gli ortodossi di tutti i paesi ad imparare a vivere insieme nella pace e nell’amore, e ad avere «gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti» (Rm 15, 5). Non si può quindi accettare l’uso di mezzi sleali per incitare i credenti a passare da una Chiesa ad un’altra, negando la loro libertà religiosa o le loro tradizioni. Siamo chiamati a mettere in pratica il precetto dell’apostolo Paolo: «Mi sono fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui» (Rm 15, 20).

25. Speriamo che il nostro incontro possa anche contribuire alla riconciliazione, là dove esistono tensioni tra greco-cattolici e ortodossi. Oggi è chiaro che il metodo dell’“uniatismo” del passato, inteso come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua Chiesa, non è un modo che permette di ristabilire l’unità. Tuttavia, le comunità ecclesiali apparse in queste circostanze storiche hanno il diritto di esistere e di intraprendere tutto ciò che è necessario per soddisfare le esigenze spirituali dei loro fedeli, cercando nello stesso tempo di vivere in pace con i loro vicini. Ortodossi e greco-cattolici hanno bisogno di riconciliarsi e di trovare forme di convivenza reciprocamente accettabili.

26. Deploriamo lo scontro in Ucraina che ha già causato molte vittime, innumerevoli ferite ad abitanti pacifici e gettato la società in una grave crisi economica ed umanitaria. Invitiamo tutte le parti del conflitto alla prudenza, alla solidarietà sociale e all’azione per costruire la pace. Invitiamo le nostre Chiese in Ucraina a lavorare per pervenire all’armonia sociale, ad astenersi dal partecipare allo scontro e a non sostenere un ulteriore sviluppo del conflitto.

27. Auspichiamo che lo scisma tra i fedeli ortodossi in Ucraina possa essere superato sulla base delle norme canoniche esistenti, che tutti i cristiani ortodossi dell’Ucraina vivano nella pace e nell’armonia, e che le comunità cattoliche del Paese vi contribuiscano, in modo da far vedere sempre di più la nostra fratellanza cristiana.

28. Nel mondo contemporaneo, multiforme eppure unito da un comune destino, cattolici e ortodossi sono chiamati a collaborare fraternamente nell’annuncio della Buona Novella della salvezza, a testimoniare insieme la dignità morale e la libertà autentica della persona, «perché il mondo creda» (Gv 17, 21). Questo mondo, in cui scompaiono progressivamente i pilastri spirituali dell’esistenza umana, aspetta da noi una forte testimonianza cristiana in tutti gli ambiti della vita personale e sociale. Dalla nostra capacità di dare insieme testimonianza dello Spirito di verità in questi tempi difficili dipende in gran parte il futuro dell’umanità.

29. In questa ardita testimonianza della verità di Dio e della Buona Novella salvifica, ci sostenga l’Uomo-Dio Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore, che ci fortifica spiritualmente con la sua infallibile promessa: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo Regno» (Lc12, 32)! Cristo è fonte di gioia e di speranza. La fede in Lui trasfigura la vita umana, la riempie di significato. Di ciò si sono potuti convincere, attraverso la loro esperienza, tutti coloro a cui si possono applicare le parole dell’apostolo Pietro: «Voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia» (1 Pt 2, 10).

30. Pieni di gratitudine per il dono della comprensione reciproca espresso durante il nostro incontro, guardiamo con speranza alla Santissima Madre di Dio, invocandola con le parole di questa antica preghiera: “Sotto il riparo della tua misericordia, ci rifugiamo, Santa Madre di Dio”. Che la Beata Vergine Maria, con la sua intercessione, incoraggi alla fraternità coloro che la venerano, perché siano riuniti, al tempo stabilito da Dio, nella pace e nell’armonia in un solo popolo di Dio, per la gloria della Santissima e indivisibile Trinità!

Francesco
Vescovo di Roma
Papa della Chiesa Cattolica
Kirill
Patriarca di Mosca
e di tutta la Russia

12 febbraio 2016, L’Avana (Cuba)

fonte: vatican.va