LA SOLLECITUDINE PASTORALE DI PAPA FRANCESCO

 

Papa Francesco nel suo magistero ci invita giustamente alla concretezza, ad un amore concreto, ad un amore per tutto l’uomo, nella sua grandezza e nella sua miseria, ci parla di inculturazione della fede e non di globalizzazione, di una Chiesa inclusiva preoccupata che nessuno si perda e che impari ad amare il suo popolo con la Misericordia del Padre. È un chiaro invito a scrutare i segni dei tempi un chinarsi sul modo di pensare e di agire dei nostri contemporanei. Papa Francesco indica la via della concretezza per una nuova esperienza di Chiesa per imprimerle il dinamismo della fede capace di accoglienza, di ascolto e di accompagnamento in un contesto segnato dalla complessità culturale, occasione per dialogare con le diverse culture e con le diverse persone.

Certamente questo orientamento pastorale è condivisibile, ma dobbiamo stare attenti a non ridurre la “missione e la pastorale della Chiesa” ad un insieme di interventi umanitari, tanto per il singolo individuo, come per la collettività e utilizzare la Sacra Scrittura al servizio di questi contenuti per illuminarli e orientarli. Invece è proprio il contrario, la nostra azione missionaria e pastorale deve partire dal dato rivelato formalizzato nel dogma che è l’insieme delle verità di fede che la Chiesa insegna e professa da sempre, perché la fede non è un’opinione personale, non è in prima battuta una questione di coscienza.

Oggi, purtroppo all’interno della Chiesa vi è una presenza di correnti di pensiero che, desiderando dare risposte a situazioni concrete di sofferenza, disordine e difficoltà (prevalentemente concernenti la famiglia e gli orientamenti sessuali), formulano proposte basate sul primato dell’Amore e della Misericordia, disgiunti, però, da Giustizia, Dottrina e Verità.

Tuttavia, risposte che non rispettino la Verità delle cose – così come enunciata dal Logos Dio-Figlio, Gesù – non possono che aggravare la stessa sofferenza che cercano di alleviare, perché adattare il Cristianesimo alla mentalità mondana dominante, comporta il più che concreto rischio di perdere il legame sicuro con l’insegnamento di Gesù. Il punto critico è che, da alcuni decenni, striscia in non pochi settori ecclesiastici l’idea – errata, e quindi, eretica – che la Dottrina, il Dogma, che traducono in chiari, ragionevoli concetti la Fede, non sarebbero immutabili, eterni, sempre uguali a se stessi, bensì enunciati che possono e devono cambiare, evolvere, adattandosi alle contingenti, mutevoli situazioni storiche.

E’ chiaro che, che da un punto di vista pastorale la Chiesa deve mettersi in ascolto e accompagnare gli uomini sulla via della salvezza che ci ha aperto nostro Signore Gesù Cristo con il suo sacrificio redentore, ma anticipare la Misericordia rispetto alla Verità reca in sé il rischio di sostituire la nostra misericordia di uomini alla Misericordia di Dio, che si manifesta e si esercita nella Verità, la sola che ci rende veramente liberi, e nella Dottrina.

Personalmente sono convinto che per affrontare le delicate questioni del nostro tempo che ci interpellano come Chiesa e come fedeli cristiani, abbiamo oggi bisogno di una fede certa fondata sulla verità della Parola di Dio fatta carne e di una dottrina certa, che esprima una spiritualità “pastorale” di alto profilo incarnata nella storia. Un ripartire da Dio, dando a lui il primato e lasciandosi guidare dallo Spirito Santo che si accompagna senza contraddizione al ripartire dagli ultimi con i quali Cristo si è identificato perché sia possibile guardare la storia dall’alto e dal basso. È Dio che ci chiama a sé per mandarci agli altri. La missione consiste nel comunicare agli altri la grazia di avere incontrato Dio; fare di tutto perché anche gli altri ricevano l’annuncio della salvezza; portare gli altri ad un rapporto veramente personale con Dio.

Questa è la prospettiva tipicamente cristiana, dove la priorità è riconosciuta alla Grazia, quale dono gratuito di Dio che deve plasmare ed orientare la nostra coscienza, la nostra libertà, le nostre decisioni, le nostre scelte, il nostro agire morale. L’accento deve essere posto non tanto sull’iniziativa dell’uomo ma sull’azione di Dio nei suoi riguardi, lo sforzo dell’uomo ha senso solo come risposta al dono gratuito di Dio, all’amore di Dio: “In questo si è manifestato l’amore: non noi abbiamo amato Dio, ma Egli ha amato noi e ha inviato il Figlio suo come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1Gv,4,10). Porre l’uomo, il suo sforzo al centro della visione cristiana, significa ridurre il cristianesimo ad un’antropologia, ad un’etica solamente umana, ad una riduzione umanistica della fede.

Certamente la Chiesa, attraverso i suoi pastori e i suoi fedeli, deve farsi prossima alle tante fragilità umane, con grande misericordia e pazienza, senza giudicare e condannare, come ci ricorda Papa Francesco: “Mettendo al primo posto il primato della carità come risposta all’iniziativa gratuita di Dio” (Amoris Laetitia, 311) ma allo stesso tempo come cristiani siamo chiamati ad esprimere con coerenza e conformità, attraverso le nostre opere buone, la nostra dignità di “creature nuove”, rinati dall’acqua e dallo Spirito, facendo risplendere nella nostra vita la bellezza, la bontà e la verità di appartenere a Cristo, unica garanzia per entrare nella vita eterna con Dio, nostro unico bene e fine ultimo.

In ogni situazione, nelle più diverse circostanze, la coscienza e la libertà del fedele cristiano deve rivolgersi a Cristo crocifisso, che ci svela la grandezza del suo amore come misericordia, perdono gratuito e offerta di sé.

Un metodo pastorale efficace, debba prima di tutto considerare che l’agire pastorale, in funzione dell’azione missionaria ed evangelizzatrice della Chiesa, è prima di tutto un dono che scende dall’alto, è vocazione, è sequela, è investitura da parte del Buon Pastore Gesù che vuole continuare ad esercitare nei suoi discepoli il compito di servitore e salvatore del mondo.

Don Vincenzo Sarracino

CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI LITURGICO-PASTORALI OTTOBRE 2019

Carissimi parrocchiani, il mese di ottobre che ci prepariamo ad iniziare sarà un mese ricco di eventi e di appuntamenti sia a livello parrocchiale che diocesano. Come sappiamo il mese di ottobre è dedicato tradizionalmente alle Missioni sparse in tutto il mondo chiamate in prima fila ad annunciare il Vangelo di Gesù. Quest’anno ricorrono 100 anni dalla Lettera Apostolica Maximum Illud  Papa Benedetto XVI sull’attività svolta dai missionari nel modo . Per celebrare questa ricorrenza Papa Francesco ha indetto il Mese Missionario Straordinario Ottobre 2019.

Mercoledì 2 Ore 16.00 in chiesa cappella del Sacro Cuore, Cenacolo di preghiera nella Divina Volontà. Ore 16,30 in sala riunioni incontro gruppo S.A.C.R.I.

Venerdì 4       Primo venerdì del mese: ore 17,30 esposizione del Santissimo, adorazione, Rosario, Benedizione. Segue santa messa 18,30

Domenica 6   XXVII Domenica T.O.   Giornata della Carità.Dopo la S. Messa delle ore 11,30, supplica alla Madonna di Pompei. Inizio del nuovo anno pastorale.

Mercoledì 9   Ore 16.00 in chiesa cappella del Sacro Cuore, Cenacolo di preghiera nella Divina Volontà.

Ore 16,30 in sala riunioni incontro gruppo S.A.C.R.I.

Ore 17,00 Inizio catechismo Prime Comunioni

Giovedì 10     Ore 17, 00 Inizio catechismo Prime Comunioni

Venerdì 11     Ore 17,00 Inizio catechismo Cresime

Lunedì 14      Ore 19,15 in sala riunioni inizio della “Scuola della Parola”. Lectio divina

Mercoledì 16 Ore 16.00 in chiesa cappella del Sacro Cuore, Cenacolo di preghiera nella Divina Volontà. Ore 16,30 in sala riunioni incontro gruppo S.A.C.R.I.

Domenica 20 Giornata missionaria mondiale

Mercoledì 23 Ore 16.00 in chiesa cappella del Sacro Cuore, Cenacolo di preghiera nella Divina Volontà. Ore 16,30 in sala riunioni incontro gruppo S.A.C.R.I.

Martedì 29     Ore 19,00 Preghiera per i malati della nostra parrocchia curata dalla Comunità di Sant’Egidio.

Mercoledì 30 Ore 16.00 in chiesa cappella del Sacro Cuore, Cenacolo di preghiera nella Divina Volontà. Ore 16,30 in sala riunioni incontro gruppo S.A.C.R.I.

 

 

 

 

 

 

“ABITARE CON IL CUORE LA CITTA'” LINEE PROGRAMMATICHE PER IL CAMMINO PASTORALE 2019-2020

Carissimi parrocchiani della parrocchia di San Benedetto l’obiettivo di questo nuovo anno pastorale, che segnerà il cammino ecclesiale della nostra Diocesi di Roma per il 2019/2020, è mettersi in ascolto contemplativo della nostra città, e in particolare del nostro quartiere.

Ma cosa dobbiamo intendere quando parliamo di ascolto contemplativo? Significa prima di tutto accogliere in noi lo Spirito di Dio, la Sua Parola, ma per far questo occorre imparare far silenzio, solo così potremo gustare la nostra vita e quella degli altri in tutta la sua profondità, e non dissiparla in qualsiasi maniera, e non passare superficialmente davanti all’essenziale.

Questo atteggiamento ci permette di avviare un nuovo stile di presenza pastorale fatta di meno cose da fare e più di ascolto e di relazioni amichevoli, fraterne e familiari. La gente, oggi, nei nostri quartieri e nei nostri ambienti di vita soffre la solitudine, la mancanza di autentiche relazioni.

Si tratterà di coniugare ciò che già facciamo in termini di ascolto, di accompagnamento, di educazione e formazione spirituale, liturgica e catechistica, di impegno caritativo con l’ascolto dei giovani, delle famiglie e dei poveri del nostro quartiere e riscoprire che lì la presenza di Dio. Il nostro cardinal Vicario ci invita a rifare l’alleanza con il territorio umano e geografico nel quale le nostre comunità parrocchiali e ciascuno di noi vive, per il bene comune e per Dio che abita in mezzo alle case. A partire da queste relazioni, saremo aiutati a capire meglio qual è il nostro compito evangelizzatore e che cosa il Signore ci chiede.

Io penso che, per aiutarci a capire cosa dobbiamo fare, alla luce di questi orientamenti pastorali, dobbiamo muoverci su due ambiti in stretta relazione tra di loro: tenere conto della storia e delle peculiarità della nostra parrocchia, e come oggi realizza il suo compito di evangelizzazione sul proprio territorio attraverso una pastorale “ordinari” e riflettere insieme su come definire e strutturare una pastorale, come la definisce Papa Francesco, in “uscita”.

UNA PASTORALE “ORDINARIA” DELLE OPPORTUNITÀ

Il compito fondamentale della parrocchia è quello di essere il luogo che favorisce l’incontro tra la fede cristiana e le condizioni della vita di ogni giorno. È proprio questo servizio reso alla fede ciò che deve qualificare tutto il lavoro pastorale: sia quello che si rivolge ai ragazzi, sia quello destinato agli adolescenti, ai giovani e ai giovani adulti, sia quello che chiama in causa le famiglie (più ampiamente tutti gli adulti), e anche la terza età. All’interno di queste realtà il Vangelo deve trovare casa.

Il volto missionario della parrocchia si manifesta là dove si offre a tutti la possibilità di crescere nella fede, di accedere ai Sacramenti, mettendo al suo centro l’Eucaristia, di rendere possibile un autentico vissuto spirituale per il credente nella normale condizione di esistenza. Oggi soprattutto appare urgente che la parrocchia si metta decisamente su questa strada.

La parrocchia, nella sua azione pastorale deve evitare due rischi, e ce lo siamo ripetuti più volte: quella di concepirsi come una comunità piuttosto autoreferenziale, nella quale ci si accontenta di trovarsi bene insieme, e quella di una “stazione di servizio” per l’amministrazione dei sacramenti, che continua a dare per scontata in coloro che li richiedono, una fede spesso assente. Noi tutti siamo al servizio del Signore e della sua Chiesa.

UNA PASTORALE IN “USCITA”

Una “Chiesa in uscita” è una Chiesa umile, disposta a cambiare e a rinnovarsi a partire dall’esperienza dell’incontro e della relazione, a cominciare dall’incontro e dalla relazione con Cristo.

Siamo chiamati a verificare se oggi la nostra Parrocchia vive in maniera coerente la sua missione, domandiamoci: in che modo in vengono investite le nostre energie in Parrocchia? Riescono a testimoniare la forza davvero affascinante ed impegnativa della proposta di Gesù? Spesso siamo costretti a constatare che lo stesso modo di preparare e vivere i momenti consueti dell’attività pastorale (la celebrazione eucaristica, la preparazione e celebrazione dei Sacramenti, la preparazione e celebrazione delle feste, la formazione ed esercizio della carità, il linguaggio e i gesti) non tengano o tengano in poco conto quello che di nuovo vivono oggi le persone e che cosa oggi si muove negli stessi ambienti nei quali viviamo.

Oggi la nostra Chiesa di Roma ci chiede di metterci in ascolto, trovando le modalità opportune, dei giovani e degli adolescenti del nostro territorio, delle nostre famiglie in particolare quelle più giovani, dei poveri nelle varie forme: anziani, disabili, malati, migranti, giovani e famiglie disoccupate e in povertà assolute.

Siamo chiamati e interpellati a compiere una realistica lettura del nostro territorio parrocchiale: gli ambienti di lavoro, il tempo libero, il Terzo settore, politica amministrativa, cultura ed educazione, salute e cura della vita. Quale grido sale da questi ambienti? Che servizio svolgono all’interno del nostro territorio parrocchiale? Come sono organizzati? Cosa ci aspetta dai cristiani in questi ambiti? Questi ambiti conoscono oppure ignorano che c’è una presenza cristiana sul territorio, la parrocchia, espressione visibile della Chiesa?

Capisco che il cammino che ci attende sarà piuttosto impegnativo e per tanti versi rappresenta una novità per la nostra sensibilità pastorale, ma la nostra Chiesa di Roma oggi ci chiede questo e con l’aiuto dello Spirito Santo saremo sicuramente in grado di percorrere, con creatività e impegno personale, nuove vie per evangelizzare e costruire la Chiesa del futuro.

Per il cammino che ci attende ci mettttiamo tutti sotto la protezione della Beata Vergine Maria con il titolo “Donna dell’ascolto”.

“Maria, donna dell’ascolto, rendi aperti i nostri orecchi; fa’ che sappiamo ascoltare la Parola del tuo Figlio Gesù tra le mille parole di questo mondo; fa’ che sappiamo ascoltare la realtà in cui viviamo, ogni persona che incontriamo, specialmente quella che è povera, bisognosa, in difficoltà.
Maria, donna della decisione, illumina la nostra mente e il nostro cuore, perché sappiamo obbedire alla Parola del tuo Figlio Gesù, senza tentennamenti; donaci il coraggio della decisione, di non lasciarci trascinare perché altri orientino la nostra vita.
Maria, donna dell’azione, fa’ che le nostre mani e i nostri piedi si muovano “in fretta” verso gli altri, per portare la carità e l’amore del tuo Figlio Gesù, per portare, come te, nel mondo la luce del Vangelo”. Amen (
Papa Francesco

Don Vincenzo-parroco-

 

 

 

 

LA MORTE DEL CARDINAL ACHILLE SILVESTRINI

 

Carissimi parrocchiani di San Benedetto,

con sentito cordoglio vi comunico che oggi 29 agosto 2019 a Roma, presso la Città del Vaticano, S. E. il cardinale Achille Silvestrini è tornato alla Casa del Padre, all’età di 95 anni.

Era nato a Brisighella, in provincia di Ravenna, il 25 ottobre 1923.

Il 28 giugno 1988 San Giovanni Paolo II lo ha creato Cardinale di Santa Romana Chiesa, assegnandogli la diaconia della parrocchia di San Benedetto fuori Porta San Paolo.

La comunità della parrocchia di San Benedetto si raccoglie in preghiera, insieme ai parenti, agli amici e ai tanti fedeli che lo hanno conosciuto, per la nascita al Cielo del nostro caro Cardinale.

 

Roma 29 agosto 2019

Il parroco

Don Vincenzo Sarracino