Ci vuole coraggio per guardare il viso di una madre che sta per essere separata dal suo bambino.
Lei non si può opporre: ha firmato un contratto.
E nel suo paese i contratti devono essere rispettati… quantomeno dalla povera gente.
Quindi lo accarezza.
Un paio di volte.
E poi piange.
Gli appoggia una mano sulla fronte… come per benedirlo.
Quindi una donna con un camice verde ed una mascherina capace di coprirle il volto come l’anima parla con la freddezza di una sentenza di morte
– Adesso la mandiamo dalla madre.
La mia coscienza urla.
– E’ tutto assurdo! La madre è lì.
Il bambino viene portato via come fosse un pollo da fare allo spiedo.
Quello che propongo per la nostra Ben-TV è un documentario del 2009 che si intitola Google Baby di Zippi Brand Frank e viene presentato come “Un viaggio attraverso tre continenti raccontando la storia della montante industria della produzione di bambini nell’età della globalizzazione”.
Il documentario è stato tradotto nel 2010 ed è stato messo in onda in una puntata di report.
Questo è il mondo che si vuole portare in Italia nonostante l’opposizione della Chiesa e di chiunque abbia ancora un briciolo di buona volontà.
Non fatevi fuorviare dal colore della pelle di quella donna che piange per lo strappo di un brandello di anima portatole via con il figlio.
La sua anima è dello stesso colore di quella delle sorelline più giovani che vengono nella nostra parrocchia.
Non fatevi fuorviare del fatto che l’India potrebbe apparire lontana.
Se questa pratica verrà definita “giusta&legale” nel nostro paese, essa avverrà nella clinica dietro casa nostra.
E non ha nessuna importanza se i soldi che finanziano questa pratica provengono da una coppia eterosessuale o omosessuale, da due giovani viziati o da vecchi che vogliono togliersi un ultimo sfizio.
Tutte vittime:
- il bambini trattato come un prodotti, strappati alla madre e per sempre feriti nell’anima dal dolore di quello strappo,
- le madri violate nell’intimo, segregate ed allontanate dagli altri figli per la durata della gravidanza, costrette ad aborti e soggette a grossi rischi di morire o divenire sterili,
- le donatrici degli ovuli, vendute a catalogo, riempite di ormoni e amputate di un pezzo di sé,
- gli embrioni ridotti a cose e quindi creati, scartati ed abortiti in quanto eccedenti oppure imperfetti,
- i committenti, convinti di meritare un figlio in virtù del loro denaro e condannati ad affrontare una crescita problematica e colma di rancore nei confronti di coloro che hanno reso possibile questa grande ingiustizia,
- i medici col cuore talmente indurito da non poter percepire le sofferenze del prossimo che sarebbero chiamati a curare,
- i mariti delle madri, costretti a vendere la dignità della propria moglie in cambio di quattro spiccioli che nulla cambiano nella propria condizione di miseria,
- gli altri figli delle madri costretti a stare nove mesi senza madre.
E per tutte queste vittime chi sono i carnefici in questa enorme struttura di peccato?
Non ne sono sicuro.
Di certo son carnefici
- tutti colori che dicono che… dato che si può fare e già lo fanno… allora e giusto,
- tutti coloro che fingono di non sapere che se si rende legale una pratica che produce denaro, automaticamente si avvia una macchina fatta di pubblicità e piazzisti intenti a renderla il più diffusa possibile,
- tutti coloro che intascano denaro sporco di questo sangue ed intriso di questo dolore,
- tutti coloro che creano le condizioni economiche, legali e commerciali, perché ciò avvenga,
- tutti coloro che fanno finta di non capire… prendono egoismo… e lo chiamano amore,
- e coloro che preferiscono vivere tranquilli… e quindi non fanno nemmeno quel poco che gli è dato di fare.
La cosa importante è che tutti noi, come parte della Chiesa, facciamo quanto ci è possibile per opporci.
Dobbiamo perlomeno vedere il filmato per poter rispondere a quelli che spacciano questa violenza come un atto d’amore.
Perché, se non faremo nulla per fermare questo scempio, rischieremo di ridurci come il sig. Bahrat che ha avuto il coraggio di chiedere alla donna:
– Allora perché piangi?
Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.
E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».
Matteo 25, 41-46